C'è attesa e forse un po' di scetticismo da parte del Sappe sulla notizia dei sei agenti della polizia penitenziaria finiti ai domiciliari con l'accusa di "tortura" ai danni dei detenuti.
Il sindacato parla di "presunte violenze" e chiede di "non trarre affrettate conclusioni prima dei doverosi accertamenti giudiziari". Certo, c'è fiducia nel lavoro della magistratura. Ma "la presunzione di innocenza è uno dei capisaldi della nostra Carta costituzionale e quindi evitiamo illazioni e gogne mediatiche!". A dirlo è Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria: "Ricordo a me stesso che pochi giorni fa, a Palermo, alcuni detenuti sono stati condannati per calunnia per le false accuse di presunti pestaggi subiti da alcuni poliziotti penitenziari durante la detenzione al carcere di Pagliarelli".
Il provvedimento restrittivo contro i sei agenti è il risultato dell'indagine partita nel 2018 a seguito della segnalazione da parte del Garante delle persone private della libertà personale del Comune di Torino. Durante i colloqui con alcuni detenuti, il Garante sarebbe venuto a sapere di alcune violenze subite dietro le sbarre. I pm indagano su fatti accaduti tra l'aprile del 2017 e il novembre 2018. Un'indagine, fanno sapere gli inquirenti, "volta tanto ad accertare eventuali responsabilità penali di altri soggetti, quanto a verificare se ci siano stati altri episodi analoghi, oltre a quelli finora denunciati". Altre persone, oltre i sei arrestati, potrebbero essere coinvolte.
Per il sindacato, però, è presto per emettere la sentenza. E anche Matteo Salvini lascia intendere tutti i dubbi del caso. "Torture? Che la parola di un detenuto valga più di quella di un poliziotto fa girare le palle", dice il leader della Lega.
"La penitenziaria non ha nulla da nascondere", continua Capece, "la Polizia Penitenziaria, a Torino e negli oltre 200 penitenziari italiani per adulti e minori, è formata da persone che hanno valori radicati, un forte senso d’identità e d’orgoglio, e che ogni giorno in carcere fanno tutto quanto è nelle loro umane possibilità per gestire gli eventi critici che si verificano quotidianamente, soprattutto sventando centinaia e centinaia suicidi di detenuti. Ripeto, non abbiano nulla da nascondere. Ma non si traggano giudizi affrettati senza aver atteso prima i doverosi accertamenti giudiziari".
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