La storia del palazzo di Londa, quella che aveva tenuto banco in Vaticano e non solo per qualche mese, presenta da oggi un nuovo capitolo: Gianluigi Torzi, un broker che era già balzato agli onori delle cronache quando avevamo dato degli aggiornamenti relativi all'inchiesta interna, è stato arrestato.
La notizia è stata battuta poco fa dalle agenzie, tra cui l'Adnkronos. La disposizione è stata emanata dal Promotore di Giustizia del Tribunale della Santa Sede, che ha deciso di procedere nella direzione dell'arresto dopo aver interrogato la persona che è ora interessata dal provvedimento. Da qualche mese a questa parte, la vicenda era passata in secondo piano: almeno dal punto di vista mediatico se n'è parlato con meno incidenza rispetto ai primi tempi. Ma le corso della serata di oggi è arrivato un colpo di scena.
Papa Francesco aveva espresso soddisfazione per via del fatto che la "pentola" fosse stata "scoperchiata" dall'interno delle mura leonine. Jorge Mario Bergoglio aveva pure citato l'ipotesi corruzione: "Il Promotore ha studiato la cosa, ha fatto le consultazioni e ha visto che c’era uno squilibrio nel bilancio e poi ha chiesto a me il permesso di fare le perquisizioni. E io ho firmato le autorizzazioni. È stata fatta la perquisizione in cinque uffici. Sebbene ci sia la presunzione di innocenza, ci sono i capitali che non sono amministrati bene, anche con corruzione", aveva specificato il pontefice argentino a novembre del 2019.
I reati contestati
Tra le fattispecie elencate dall'Agi - quelle per cui Torzi è imputato, vengono citate il peculato, l'estorsione, l'autoriciclaggio e la truffa aggravata. Nel momento in cui scriviamo, l'uomo dovrebbe già risultare detenuto. Il broker, secondo le ricostruzioni emerse in questi mesi, era stato interpellato dalla Santa Sede, dopo che lo stesso Vaticano aveva optato per la riacquisizione del palazzo di Londra. Quello che rientra nella vicenda giornalistica delle "operazioni finanziarie sospette". E che portato anche a delle perqusizioni effettuate in alcuni uffici della segreteria di Stato, oltre che ad alcuni provvedimenti di sospensione.
Il comunicato della Sala Stampa della Santa Sede specifica come i reati contestati a Torzi possano comportare una pena sino a 12 anni di detenzione. Ma non è solo questa l'informazione che si può dedurre dalla nota: nel testo si trova anche scritto che le "vicende" legate alla "compravendita" hanno "coinvolto una rete di società in cui erano presenti alcuni Funzionari della Segreteria di Stato". E questo potrebbe essere il prossimo capitolo di questa storia. Ma bisognerà vedere se emergeranno ulteriori elementi dall'inchiesta interna che si è svolta, e potrebbe ancora svolgersi, tra le mura leonine.
La questione dell'estorsione
Stando alla ricostruzione complessiva dell'Adnkronos, Torzi, che nei piani del Vaticano avrebbe dovuto far sì che la proprietà del palazzo di lusso, sito nel quartiere di Chelsea, tornasse nella disponibilità proprietaria ed unica della Santa Sede, sarebbe riuscito ad estorcere alla segreteria di Stato ben 15 milioni di euro. Questa, almeno, è la tesi della procura vaticana. Un alone di mistero, dunque, continua ad adombrarsi su queste vicissitudini, perché la sensazione è che Torzi possa non essere l'unico soggetto coinvolto in una vicenda economico-finanziaria che rischia di tramutarsi in una vera e propria bufera a discapito della credibilità della Chiesa universale. E questo è un ragionamento.
L'altra riflessione non può che riguardare la ferma trasparenza pretesa dal Papa. La stessa che, con buone probabilità, ha consentito alla "pentola" di essere "scoperchiata". Il cardinal Angelo Becciu, nel frattempo, ha dichiarato di non conoscere il broker molisano.
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