Una continua ed estenuante ricerca della verità. È questo che chiede Massimo Bossetti, unico imputato per il delitto di Yara Gambirasio. "Perché obbligarmi ad ammettere il falso?" continua a chiersi il muratire 45enne in una lettera inviata al suo consulente Ezio Denti. Il contenuto è stato reso noto nel corso del programma tv Quarto Grado.
"Mi sento di comunicarle che sono terribilmente mortificato, mortificato da questa assurda ingiustizia" continua Bossetti e chiede agli inquirenti di parlare con la moglie: "Mia moglie mi conosce perfettamente, io non riesco a tenermi dentro niente, mi creda, glielo chieda a mia moglie, non voglio mentirle".
Su Yara è molto chiaro, "non l'ho mai conosciuta, non sapevo chi fosse" rilanciando poi la sua linea difensiva: "Per quale motivo dovevo invaghirmi di lei, una ragazzina con l'età di mia figlia?" Tutte domande che non sembrano trovare una risposta, lui ci prova e suggerisce di cercare nelle frequentazioni del padre della ragazza, Fulvio Gambirasio: "E se avesse fatto un torto ai suoi posatori di guaine, che la maggior parte sono peruviani e boliviani, per un mancato pagamento di un lavoro eseguito male? Oppure per essere stati licenziati e loro gliel'hanno fatta pagare in quel modo?"
Per Bossetti ci sono ombre anche su alcuni colleghi: "Sono sempre stati taciturni riguardo al caso, in cantiere. Soprattutto XX non diceva mai niente, anche quando faceva capire a XX che ogni venerdì usciva a mangiare con i suoi amici. Non è mai stato vero, mi creda… So abbastanza cose su XX e non ho mai detto niente (…).
Non so se c'entra qualcosa in tutto questo, ma lui con me è sempre stato molto strano e riservato".Nel finale un appello al consulente: "Mi aiuti a capire,Sono stanco di vivere in questa ingiusta maniera lontano dai miei amori. Non è vita questa qua. Per favore ridatemi la mia libertà"
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