Vinitaly 2025, i nostri assaggi: i bianchi

Seconda puntata delle migliori etichette degustate durante la fiera veronese, molte delle quali dall’ottimo rapporto qualità/prezzo. Oggi un Sauvignon piemontese di Parusso, uno Chardonnay Trentino (La Vis), un Etna Doc di Benanti, un Soave Classico di Suavia, il Torre di Giano 62 di Lungarotti, il Pinot Bianco tedesco di Noll e un bianco toscano a base Trebbiano di Dievole

Vinitaly 2025, i nostri assaggi: i bianchi
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Seconda puntata dedicata all’edizione numero 57 del Vinitaly conclusosi qualche giorno fa a Verona, in cui raccontiamo i nostri migliori assaggi tra gli stand. Ieri abbiamo parlato di bollicine, oggi ci dedichiamo ai vini bianchi.

Parusso, Rovella Langhe Doc Dall’azienda di Monforte d’Alba in località Bussia, uno dei cru più grandi e importanti del territorio, oggi guidata dai fratelli Marco e Tiziana, un bianco da una selezione di uve Sauvignon coltivate da viti di oltre vent’anni a Castiglione Falletto e Monforte d’Alba. L’annata 2022 ha naso intenso ed elegante, di frutta fresca e agrumi e in bocca è potente, elegante, verticale, complesso, con una grande promessa di longevità.

La Vis, Ritratti Chardonnay Trentino Doc Interessante il progetto Ritratti della cantina trentina, una linea nata nel 1988 e che oggi attraverso sei vini (tre bianchi: Sauvignon, Chardonnay e Gewurztraminer; e tre rossi: Pinot Nero, Cabernet Sauvignon e Lagrein) racconta il territorio attraverso le connessioni tra la storia, il paesaggio e la tradizione. Ogni vino ha un colore che lo identifica e un’opera dell’artista Margherita Paoletti in etichetta. Molto interessante lo Chardonnay 2023, ricco, minerale e di grande cremosità.

Benanti, Contrada Monte Serra Etna Doc L’azienda di Antonio e Salvino Benanti, partecipata da Brave Wine, la holding del vino di Renzo Rosso (quello di Diesel) ha presentato a Verona il nuovo Contrada Monte Serra Etna DOC Bianco, dal versante Sud-Est dell’Etna. Un vino che completa il progetto di raccontare, attraverso il Carricante le tre anime storiche di questo vitigno nobile e schivo con i versanti Etna Est (Contrada Rinazzo a Milo) ed Etna Sud-Ovest (Contrada Cavaliere a Santa Maria di Licodia). Un vino dal colore giallo paglierino brillante, dal naso di mela verde, zagara, timo, scorza d’agrumi che con l’evoluzione lasciano spazio alle note di grafite e idrocarburi. In bocca è complesso, sapido, verticale, assai persistente.

Suavia, Soave Classico Doc Monte Carbonare Un’azienda storica del territorio vulcanico del Soave, strettamente legata alla famiglia Tessari, dedita da generazioni alla viticoltura. E’ il 1982 quando Giovanni Tessari e la moglie Rosetta, convinti delle grandi potenzialità del territorio, decisero di produrre un vino proprio dalle uve che fino ad allora conferivano alla cantina sociale. Oggi la cantina è guidata dalle tre sorelle Tessari, quarta generazione, che stanno modernizzando l’azienda. Il Monte Carbonare è un cru con viti molto vecchie da cui arriva questo Soave Classico Doc da uve 100 per cento Garganega che matura per un anno in acciaio a contatto con le fecce e poi riposa sei mesi in bottiglia: il naso è potentemente affumicato, con note di agrumi che si uniscono alle scie sulfuree della pietra focaia, la bocca cremosa, sapida, elegante.

Lungarotti Torre di Giano 62 Bianco di Torgiano Doc L’azienda di Torgiano, in Umbria, nata 63 anni fa ha deciso di mettere a terra un lungo percorso di analisi interna ed esterna con il Progetto 62, che intende tornare alle radici per raccontare una rinnovata identità. “Vogliamo dare un’espressione contemporanea della nostra storia”, ci dice Chiara Lungarotti. Il progetto investe gli aspetti gustativi, visivi e comunicativi di due vini storici dell’azienda: il rosso Rubesco e il bianco Torre di Giano. Quest’ultimo è un 70 per cento Trebbiano e 30 Grechetto più snello e moderno che in passato: naso di fiori bianchi e di frutta gialla con vaghi richiami esotici, bocca sapida, diretta, piacevolissima.

Noll Pinot Bianco 2023 Facciamo una gita in Germania, in particolare nella regione del Baden, nell’angolo sud-occidentale del Paese, incastrato tra Francia e Svizzera, ai piedi della Foresta Nera. Qui l’azienda di famiglia Noll, appassionata e sartoriale, propone vini che per il rapporto qualità/prezzo potrebbero essere molto interessanti per il mercato italiano (sono distribuiti da noi da Ca’ di Rajo). Noi abbiamo assaggiato il Pinot Bianco che arriva dal vigneto Seefelder: al naso esibisce aromi di frutta matura (mela, pera) e di agrumi, in bocca è succoso e fresco, piacevolmente sapido. Un vino che si accompagna bene a un vasto assortimento di piatti, tra i quali i primi con salse non troppo saporite.

Dievole Campinovi Bianco Toscana Igt Importante azienda del Chianti Classico, con una naturale propensione per i vini rossi, ci ha sorpreso con questo Trebbiano al cento per cento, che ho assaggiato nell’annata 2021, che ha

affinato per dodici mesi in botti di rovere e castagno toscano e poi si allunga per sei mesi in bottiglia. Al naso profuma di acacia, di camomilla, di frutti chiari, in bocca è mieloso ed elegante, con grande persistenza.

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