Delegittimando Israele l'Occidente presta il fianco ad Hamas

La pietà ci porta a perdere di vista un punto fermo che non dovremmo mai abbandonare: delegittimando Israele apriamo le porte al fondamentalismo islamico che usa contro di noi le nostre stesse debolezze

Un uomo mostra il corano e protesta contro Israele davanti alla Casa Bianca
Un uomo mostra il corano e protesta contro Israele davanti alla Casa Bianca

Osservando i social media, ascoltando i maître à penser che piacciono nelle trasmissioni di prima serata e nei salotti giusti, dai piani nobili insù, o gli influenzatori come Fedez e Zerocalcare che attirano le giovani generazioni tanto abili a scrollare compulsivamente lo schermo degli smartphone, si direbbe che da una settimana a questa parte la tendenza a diluire il terrorismo fino alla giustificazione generalizzata dell’eccidio stia marciando di pari passo con l’abilità narrativa di chi vuole condensare la risposta militare israeliana nonostante tutta la sua complessità in una parola sola: genocidio. Lo pensano alcuni politici di opposizione, lo gridano nei cortei, nei collettivi studenteschi, lo scrivono su X i profili attivi, attivisti e i troll; lo pensano, anche se capaci di argomentare meglio, una parte dei membri delle Nazioni Unite. I giornali occidentali sono stati accusati di non essere imparziali, o peggio di essere esenti di professionalità. Accusa che arriva da Al Jazeera. Per la maggiore agenzia d'informazione del mondo arabo - non si dimentichi che il Qatar dove ha sede si sta impegnando a livello diplomatico su pressione degli Washington per la questione degli ostaggi - staremmo tutti "legittimando i crimini di guerra israeliani" a Gaza e "disumanizzando i palestinesi". Mentre a New York migliaia di persone di fede ebraica manifestavano alla Grand Central station contro le posizioni prese da Israele, che ha alzato il tiro della sua risposta armata, a Roma come a Londra nelle strade decine di migliaia manifestanti erano in marcia, braccio a braccio, con chi strappa, calpesta e brucia le bandiere dello Stato Ebraico. The Independent, la Cnn, Fox News e la britannica Bbc sono imputate di parteggiare per Gerusalemme, di non raccontare il dramma palestinese e diffondere islamofobia, ma il dramma reale è che in Occidente davvero si fatica a concepire come Hamas stia beneficiando di questa ondata di detrattori di Israele. E approfittando del dolore dei civili che vessa e dell’antisemitismo latente o ben sedimentato, apre brecce a tutti i livelli nella nostra società. Distratta, superficiale, facilmente influenzabile dalle fake news e molto incline a dimenticare.

Se un tempo George Orwell temeva coloro che ci avrebbe "privato dell’informazione", è stato in vero Aldous Huxley a profetizzare come l'enorme flusso di informazioni del nostro futuro avrebbe finito per ridurci alla "passività e all’egoismo". Una profezia che potrebbe apparire in controtendenza, se si tiene conto dell'emotività con cui i giovani reagiscono quando vengono posti di fronte alla guerra narrata e "postata" nell'era multimediale. Dove si aggiunge l’incapacità dei meno giovani di scindere l’informazione dalla falsa contro-informazione e dalla propaganda pianificata da esperti di comunicazione che agiscono attraverso il montaggio ad hoc di contenuti, video, notizie e informazioni fuorvianti da diffondere attraverso da sciami di falsi profili, bot e troll, fuoriesce un quadro oltremodo pericoloso nella battaglia social intesa a consolidare l'idea dominante. È così che lo schieramento a favore della causa palestinese si concentra a condannare Israele per l'escalation delle operazioni militari fino a dimentica l’evento da cui è scaturita la reazione: il massacro di 1.400 civili israeliani da parte di un’organizzazione terroristica che detiene 239 ostaggi. Attraverso la strumentalizzazione delle operazioni militari etichettate come genocidio, il discredito dell'establishment israeliano e la delegittimazione dello Stato ebraico a livello internazionale si rischia non solo inibire o complicare la conduzione delle operazioni militari, ma lasciare che realtà ibride e polimorfe come Hamas e altre sigle jihadiste ne traggano vantaggio. Queste possono, infatti, usare contro di noi le nostre stesse debolezze per aprire le porte al fondamentalismo islamico che - possiamo starne ben certi - non onorerà in futuro la nostra appassionata sensibilità.

Mentre in Europa e in America usiamo termini come "apartheid" e reclamiamo la giustizia sociale per Gaza e Cisgiordania, i profeti che invocano il Califfato mondiale sorridono all'idea di poter contare su una folta schiera di sollevatori occidentali inconsapevoli. Senza saperlo questi ultimi stanno facendo il gioco degli estremisti islamici attraverso una narrazione che, diffondendosei sempre più velocemente, ponea Israele nel ruolo dell'aggressore anziché in quella che realmente è: aggredito in una delle più atroci azioni terroristiche della storia. Segnando una sconfitta all'Occidente che perde sul piano morale, mentre deve assistere alla sofferenza della popolazione palestinese che nulla vorrebbe spartire con Hamas. La nostra debolezza e permeabilità si è resa evidente nella narrazione istantanea - ed errata - del razzo che ha colpito l'ospedale Ahli Arab di Gaza la sera del 17 ottobre. Per almeno quarantott'ore il mondo è stato convinto dal traffico informazioni tendenziose che un missile israeliano aveva colpito un ospedale palestinese uccidendo 500 civili. La stampa mondiale ha dovuto ritrattare con giorni di ritardo. Riportando un bollettino di cinquanta vittime causate dal lancio fallito di un razzo sparato da Hamas verso il territorio israeliano. Prima della smentita dozzine di manifestazioni violente si sono scatenate nei pressi di ambasciate americane e israeliane con il rischio di innescare escalation pericolose.

Un recente studio condotto dall’Università di Washington è citato dall’analista P. Tucker illustra come le nuove élite composte da influencer, opinionisti e personaggi famosi spesso privi del background e della preparazione necessaria su molteplici argomenti, pubblichino e condividano frequentemente "contenuti non controllati altamente emozionali" spesso "non collegati" agli eventi citati o con provenienza ambigua, ottenendo centinaia di milioni di interazioni e contribuendo a processare una narrazione che può discostarsi completamente dalla realtà. Quando i mass media potevano contare solo sulla radio e la carta stampata, un certo signor Winston Churchill sosteneva che "una bugia facesse in tempo a compiere mezzo giro del mondo prima che una verità riuscisse a infilarsi i pantaloni".

Nell'era di TikTok e Instagram il rischio di persuadere le masse in poche ore, innescando processi che potrebbero anche influire sulla legittimazione o delegittimazione di decisioni politiche di uno Stato che rischia di perdere la propria credibilità di fronte alla comunità internazionale interdipendente, rappresenta un rischio enorme per la società occidentale che, senza accorgersene, rischia di lasciare le porte socchiuse mentre ancora si aggira per il mondo uno strisciante e nero spettro chiamato jihadismo.

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