“My Policeman”, Harry Styles in un film che non regala vero palpito

Dramma ambientato nell’Inghilterra degli Anni '50, visivamente di buon gusto ma emotivamente piatto, a meno che non si vada in estasi alla sola presenza del divo pop

“My Policeman”, Harry Styles in un film che non regala vero palpito

My Policeman, il film di Michael Grandage uscito direttamente in streaming su Amazon Prime Video, è basato sull’omonimo libro di Bethan Roberts del 2012 e segue gli sviluppi di un triangolo sentimentale a distanza di quarant’anni.

Il racconto, ambientato sulla costa meridionale dell’Inghilterra, a Brighton, si apre alla fine degli Anni '90 con la scelta da parte di Marion (Gina McKee) di accogliere nella casa che divide col marito Tom (Linus Roache) il loro vecchio amico Patrick (Rupert Everett), reduce da un ictus. I tre si conoscono da quando erano giovani, ossia da quando Tom (Harry Styles) era ancora fidanzato con Marion (Emma Corrin) e i due si lasciavano affascinare dal sapere di Patrick (David Dawson), direttore del museo locale. Nell’accogliente cottage, costretto in sedia a rotelle e con limitate capacità comunicative, Patrick è ora oggetto delle cure dalla donna ma evitato dal marito. Complice la lettura che Marion avvia del diario del suo assistito, si ha una doppia prospettiva di quanto avvenuto molti anni prima, quando sbocciò una frequentazione proibita tra Patrick e Tom.

Malgrado lo sceneggiatore, Ron Nyswaner, sia lo stesso del film Premio Oscar “Philadelphia”, “My Policeman” appare un’opera su cui aleggia lo spettro della noia e che, complice l’assenza di suspense, finisce col trascinarsi. La colonna sonora indugia su melodie smaccatamente lacrimose, l’innocenza virginale della protagonista femminile si mantiene inalterata anche quando da sposina la ritroviamo pensionata e la diffusa aura di santità del film sembra contagiare anche le scene di sesso, tutto sommato caste.

I protagonisti sospirano in egual modo di fronte all’amato come al moto ondoso di un quadro di Turner. Il mare mosso, anche quello davanti a casa, associato tra le righe all’agitazione sentimentale, dà la dimensione di come la profondità narrativa lasci a desiderare e sia molto meno sofisticata di quanto vorrebbe apparire.

La regia è diligente, la messa in scena di qualità e gli interpreti validi, eppure l’insieme anziché romantico e audace appare freddo e asciutto. La poca introspezione fa sì che la forza emotiva del film non sia mai dirompente.

Quanto ad Harry Styles, dopo la presenza nel nutrito cast di "Dunkirk" di Christopher Nolan e il ruolo da protagonista in "Don't Worry Darling" di Olivia Wilde, qui è alle prese con il personaggio chiave di una narrazione che, come nei casi precedenti, non poggia interamente su di lui, il che è un bene essendo la popstar internazionale ancora acerba nel padroneggiare gli strumenti del mestiere di attore.

Ambientato in un’epoca di repressione, in cui nei confronti degli omosessuali l’atteggiamento era estremamente ostile e crudele, “My Policeman” spiega bene come l’anelito alla felicità sia in certi contesti ucciso sul nascere da un malinteso senso del decoro. Il ménage a trois al centro del film, mai davvero intrigante, è avvolto nel dolore a causa dell’ipocrisia sociale del tempo così come a causa del senso di colpa del singolo, ma purtroppo da spettatori osserviamo patemi di cui non sentiamo lo struggimento: mancano l’estasi e la dannazione che ci si aspetterebbe di trovare in una storia d’amore dai risvolti tanto drammatici.

L’esecuzione classica non aiuta la statura tragica che ci si aspetterebbe di trovare in un melò che intreccia il presente con il passato e in cui l’amore si mischia all’inganno, all’abnegazione, al risentimento e al perdono. Le emozioni trattenute e i conflitti smorzati condannano “My Policeman” a potersi dire riuscito appieno solo come mera operazione di fan service. Malgrado infatti il carisma del camaleontico Harry Styles sia qui imbrigliato dalle circostanze e le scene di sesso siano perlopiù amplessi patinati, è indubbio che il divo garantisca il coinvolgimento di tanti anche solo con la sua presenza.

In definitiva

“My Policeman” è gradevole alla vista ma regala flebili palpiti. Se ne parla e se ne parlerà solo grazie all’enorme visibilità regalatagli da un idolo pop sul cui orientamento sessuale si discetta da tempo.

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