Tim Burton: “La mia Mercoledì? Ce n’è una in ogni famiglia”

Anteprima mondiale della nuova serie Netflix. Il regista: “Anche io mi sono sentito un reietto, ma gli strani sanno anche essere forti”

Tim Burton sul palco del Lucca Comics per parlare di "Mercoledì"
Tim Burton sul palco del Lucca Comics per parlare di "Mercoledì"

Quando fa il suo ingresso sul palcoscenico del teatro del Giglio, catino brulicante in uno dei giorni più densi del Lucca Comics and Games, la folla si alza in piedi in sincrono, sommergendolo di applausi. Lui accenna un sorriso e strizza l’occhio dietro le lenti scure, come l’abito affilato che indossa. Pare quasi provare una punta di imbarazzo, come se tonnellate di pellicole acclamate d’un tratto non contassero molto. Poi accavalla le gambe dinoccolate e si scioglie, iniziando a parlare con disinvoltura della sua nuova creatura.

Se la gente apprezza così tanto Tim Burton forse è per lo stesso motivo per cui, dopo tanti anni, continua ad amare la Famiglia Addams. Perché, in fondo, gli outsider sono anche quelli che riscuotono la simpatia collettiva. Imbranati, sfavoriti, costantemente fuori tempo rispetto alla società che li circonda, eppure alla fine probabilmente vittoriosi per via di quella capacità congenita di non tradirsi mai.

Come Mercoledì, ragazzina che trangugia e sputa via la banalità inferta dal mainstream per seguire la sua personale direzione. La serie Netflix incentrata su di lei uscirà il prossimo 23 novembre, ma al Lucca Comics stasera verrà proiettata l’anteprima mondiale. Per Burton è un battesimo: lui, abituato a fabbricare film intricati ma ritmici, adesso ha dovuto misurarsi con il tempo diluito dello spettacolo on demand.

Da piccolo - racconta - mi sentivo esattamente come Mercoledì: fuori contesto, diverso, impacciato. Penso che in fondo ci sia un soggetto così in ogni famiglia. Gli Addams poi, sono gli strani per definizione. Identificarsi è semplice”.

La serie prova a fare uno scatto in avanti, sgualcendo lievemente la carta d’identità della protagonista - una straordinaria Jenna Ortega - per capire come se la cava con l’impatto a scuola. La Nevermore Academy è un istituto per ragazzi speciali, ma Mercoledì si sente fuori posto anche qui.

La sua esperienza con i fumetti

La protagonista - prosegue il regista - è a tutti gli effetti una reietta tra i reietti. Lì quasi tutti si gingillano con i social, ma lei li detesta: preferisce la macchina da scrivere e il violoncello. Io sono d’accordo: internet mi spaventa, ogni volta che cerco qualcosa finisco in dei buchi neri che mi conducono a strani video con i gatti. Mercoledì è un personaggio che nasce in bianco e nero, ma io ho provato ad intravedere le sfumature che la rendono più umana”. Un compito reso più agile da Ortega: “Senza il suo carisma - precisa Burton - non credo che avremmo potuto girare questa serie. Jenna è una ragazza molto forte ed espressiva”. Insieme a lei, in un cast stellare, sbucano Catherine Zeta Jones (Morticia), Luis Guzman (Gomez), Isaac Ordonez (Pugsley) e Christina Ricci (Marilyn Thornhill).

Le cadenze di Netflix certo rispondono ad altri registri: “Ho adorato girare questa serie - rivela Burton - ma il mio vero amore resta il cinema e penso che ci sia ancora spazio per quello”. Dalla platea nel frattempo si alza una ragazza: “grazie - Tim - perché con il tuo lavoro hai fatto sentire gli strani un po’ meno soli”. Lui fa un cenno del capo e magari gli scorrono davanti agli occhi Edward mani di forbice, la Sposa cadavere, Big Fish o sleep Hollow.

Poi lo incalzano sui fumetti: “da piccolo provavo a leggerli per trarne ispirazione - confessa - ma non riuscivo mai a seguire bene il flusso delle vignette”.

Quindi sfila via, il pubblico di nuovo in piedi che lo cinge nel balsamo sapido di un abbraccio collettivo. Mica male, in fondo, per uno che si è sempre sentito fuori posto.

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