
Dieci anni fa un grosso sasso, quasi un meteorite, precipitò da grande altezza nel piccolo stagno della storiografia italiana. Uno stagno dove a gracidare erano, chi meglio chi peggio, più o meno sempre gli stessi, e da un bel po'.
A lanciarlo un «non professionista», in senso accademico, della Storia: il giornalista Giampaolo Pansa. Con il suo Il sangue dei vinti (Sperling&Kupfer) riproponeva il tema delle uccisioni sommarie praticate dai partigiani durante la guerra civile, dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945. E non solo. Metteva per la prima volta in luce i virulenti strascichi di quello scontro. Le numerosissime esecuzioni sommarie proseguite sino al 1948. Soprattutto in quello che era conosciuto come il «Triangolo della morte» che aveva per vertici Castelfranco Emilia, Piumazzo e Mazzolino. E spesso a morire non erano solo i fascisti, ma chiunque venisse visto come d'ostacolo a una futura rivoluzione comunista.
Il libro, come è noto, fu subito aggredito dai guardiani della memoria partigiana. Spesso senza nemmeno una lettura sommaria, a prescindere. Oggi a dieci anni di distanza, seppure molto a fatica, la percezione sul tema è cambiata. Ecco perché a questa nuova edizione (Sperling&Kupfer, pagg. 382 euro 11,90) Giampaolo Pansa ha aggiunto una nuova prefazione in cui si leva qualche sassolino dalla scarpa: «Arrendetevi siete circondati!. Urla così Beppe Grillo... Il suo grido di battaglia mi sembra adatto a descrivere una situazione molto diversa. Anche gli avversari dei miei libri sulla guerra civile sono nei guai. Hanno scelto di farsi circondare da se stessi, rifiutando qualsiasi revisionismo sull'Italia tra in 1943 e il 1945. E dovrebbero arrendersi alla sconfitta». Ne abbiamo parlato con lui.
Ma a dieci anni dal Sangue dei vinti che sensazione ha provato a tornare su quelle pagine?
«Io ho scritto moltissimi libri e di norma non li rileggo mai dopo che ho licenziato le seconde bozze... Ho fatto così anche col Sangue dei vinti: l'ho tenuto lì come fosse il libro di un altro. Rileggendolo ora, quando l'editore mi ha chiesto di ripubblicarlo mi sono reso conto davvero di quanto sia gonfio di sangue, di esseri umani citati per nome e per cognome, di morti terribili. È per questo che ho accettato la ripubblicazione, penso possa avere un senso per i giovani, per chi aveva dieci anni quando è uscito la prima volta e ora ne ha venti... Credo possa raccontare molto anche a questa Italia di oggi cosa sia stato quel conflitto civile che è durato sino al '48. Perché io sono convinto che la guerra intestina sia finita con il 18 aprile del 1948 quando De Gasperi, vincendo le elezioni, mise il Paese su un binario di tranquillità».
All'uscita il libro provocò il finimondo. Se lo aspettava?
«No, si fece molto più rumore di quanto all'epoca potessi prevedere. Forse in un certo senso perché il mio libro dimostrava che era errato il principio secondo cui la Storia la fanno soltanto i vincitori. Quella dei vincitori è una storia bugiarda. Solo che questo era inaccettabile per molti, e in parte è inaccettabile ancora oggi. C'era e c'è chi pensa che i fascisti avessero un solo dovere: quello di stare zitti, senza nemmeno poter ricordare i propri morti. Ma soprattutto non scrivere. Ma io non volevo una storia di parte, a me interessavano i fatti, raccontare che l'Italia rischiò di diventare l'Ungheria del Mediterraneo».
E Lei arrivava da sinistra...
«Sì, io non mi chiamavo Giorgio Pisanò. Io di Pisanò ho sempre avuto grandissima stima: è stato un pioniere in questi studi. Ma Giorgio veniva delegittimato perché veniva dal mondo del fascismo... era chiaramente un intellettuale di destra».
Alla fine Il sangue dei vinti è diventato un ciclo. Lei è rimasto a lungo in questo filone.
«Il ciclo è iniziato per essere precisi col libro precedente, I figli dell'Aquila, e poi è proseguito con altri titoli come Sconosciuto 1945, La grande bugia, I gendarmi della memoria. E se io sarò ricordato per qualcosa credo che lo sarò proprio per il ciclo del Sangue dei vinti. Me ne accorgo perché le persone mi fermano per ringraziarmi... Certo se vado in una zona dove dominano i centri sociali è l'opposto. Io dovuto smettere di andare a parlare in pubblico. Per fortuna i libri buoni si fanno strada da soli...».
Ecco, allora partendo dal tuo titolo parliamo anche dei gendarmi della memoria. Nell'introduzione cita Sergio Luzzatto, che con Lei era stato molto duro, e ora a causa del suo Partigia è finito sotto il tiro incrociato di altri gendarmi...
«Già quando presentai I figli dell'Aquila a Genova Luzzatto mi sottopose a un assalto verbale non indifferente... Ora lui ha scritto Partigia. Io l'ho letto e per me non racconta una storia diversa da molte altre... Certo per uno come lui significa rimangiarsi un atteggiamento che prima non ha mai voluto cambiare. Mi ha dato anche atto di aver scritto i miei libri con rispetto della verità... Ovviamente, però, appena si è messo fuori dal giro dei gendarmi della memoria, non gliel'hanno perdonata. Infatti cosa è accaduto? Sebbene in modo più soft di come fecero con me, gli sono andati tutti addosso. Ho letto le cose velenose scritte da Gad Lerner, che credo non abbia neppure aperto il saggio. Lo ha demolito senza pietà. Anche con Il sangue dei vinti iniziarono il fuoco di sbarramento sette-otto giorni prima di avere il libro a disposizione. Ne cito due per tutti: Giorgio Bocca e Sandro Curzi... Ma non è elegante far polemica con chi non c'è più. Qualcuno arrivò a dire che avevo scritto Il sangue dei vinti per compiacere Berlusconi che mi avrebbe poi ricompensato con la direzione del Corriere della Sera... Cose deliranti. Provocate da code di paglia chilometriche. Eppure i gendarmi sanno bene che queste cose sono accadute. Io ho ricevuto in dieci anni 20mila lettere che provano quei fatti».
Faccio l'avvocato del diavolo. Non hai mai pensato che le sue inchieste siano state sfruttate, a destra, anche politicamente?
«C'è una destra fatta di persone che hanno subìto per decenni il silenzio. Sono contentissimo di averli aiutati. Ma la destra politica non aveva molti mezzi culturali per sostenere queste battaglie. Già nella Prima Repubblica si diceva che la Dc pensava agli affari, mentre il Pci ai mezzi di propaganda culturale. Le cose non sono cambiate di molto. Io non sono mai stato invitato da Fabio Fazio, e sappiamo quanto questo possa contare per un libro. Ma in fondo questo è niente. Contiamo quante cattedre di Storia contemporanea sono affidate a docenti di sinistra... Ed è una materia fondamentale».
Quanti anni ci
vorranno per arrivare a un giudizio equanime su questo periodo?«Prima o poi succederà. La Storia è una talpa che scava, prima o poi esce fuori. La verità emergerà, ammesso che si abbia ancora interesse a cercarla».
con le note, Grazie a GianPaolo Panza,"rivincite"
Loro la parola come a persone normali...ma si parla di mosche bianche al profumo di gelsomino in un ronzare di mosche coprofaghe.
grandissimo giornalista, che per primo portò a conoscenza del popolo italiano, i crimini dei partigiani e in particolare quelli comunisti commessi dal 1943 al 1950.
Per valutare il fascsmo "l'isola" (o "un'isola" non ricordo bene )del comunista Giorgio Amendola che racconta tra l'altro il confino in cui tra l'altro dice che i confinati antifascisti ricevevano 5 lire al giorno - 4 le mandavano a casa dove si moriva di fame; e dove racconta la clemenza delle secondini che lo lasciavano amoreggiare stando , con molta discrezione , fuori di casa. Era per sua stessa ammissione una specie di villeggiatura .
per valutare il comunismo , leggere , se si riesce a trovarlo ,io ho avuto questa fortuna, "ho scelto la libertà" , del 1948 di Victor Kavchenko.Longanesi.sono ottocento pagine di autobiografia di un alto quadro alto del pcus dove confronta tre epoche, dei Zar raccontato dal nonno,della rivoluzione raccontata dal padre e del comunismo e succesiva scoperta del mondo occidentale raccontato da lui. Processato varie volte, già parlava di milioni di vittime del comunismo , torture e molto altro. L'ho letto due volte credo che lo leggerò ancora. Stalin ha ammazzato tutti,Kravchenko compreso trovato morto in un albergo in America nei primi anni cinquanta . Si è Salvato solo Molotov.Inutile dire che quando uscì questo libro l'autore fu tacciato di essere un pagato dagli americani...
Egregio, dica ai suoi compari che insegnano e che hanno insegnato nella scuola pubblica, che avremmo voluto pregiarci, noi e i nostri figli, di studiare su libri di testo scelti tra quelli che lei segnala come esistenti. Chiedo troppo?
Mi piace come scrittore e giornalista e non è ipocrita come molti, anzi è molto onesto intellettualmente mi piace come scrive e ragiona. FORZA PANSA NON SI ARRENDA, NON SI STANCHI DI SCRIVERE COSE CHE NON MI STANCHERò, CHE LA GENTE CON UN PO' DI BUON SENSO NON SI STANCHERA' MAI DI LEGGERE
Vi ho ritrovato il clima che adolescente mi ero figurato e che mai in vent'anni di studio e letture ho visto rappresentato e che sempre è stato negato, spesso violentemente da persone che tutto erano state fuorché partigiani ("pappigiani", si, come usava chiamarli il nonno e come erano appellati nella mia zona).
Con tutto il rispetto per i trentaquattro veri partigiani che ci hanno rimesso la vita e condannando la dittatura che ha incatenato l'Italia, il merito di Pansa è grande (pur con qualche remora riguardo la sua prosa) e sono contento di aver contribuito al crescere del suo c/c, visto che qualcuno senza argomenti gli dà del prezzolato.
Saluti
Poi mi sono trasferito a Genova e lavorato nel savonese e la musica non cambiava anzi delitti protratti negli anni 50 sono stati la norma e cio veramente fa pensare alla violenza e ferocia di chi li ha perpetrati.
Prlando con mio padre (ben oltre i 90) e riferendogli alcune di queste vicende me le ha confermate anche sul suo posto di lavoro dove ex ufficiale di marina ha dovuto difendersi e non poche volte da tentativi di violenza.
Una cosa e' sicura quando quella generazione sara' sottoterra solo i libri resteranno e non potranno essere smentiti. Pansa vada avanti grazie per la verità anche se scomoda e infelice
Comunque sulla qualità delle villeggiature offerte dal duce invito a leggere il bel "Il sergente nella neve"; Per i russi leggetevi i racconti della Kolima (einaudi).
Lino1234: i fascisti come lei sono la vera vergogna di questo paese.
Lino1234: la vera vergogna di questo paese sono i fascisti come lei.
Io non lo trovo giusto e lei?
"IERI OGGI E DOMANI".
CHE DISONORE ESSERE ITALIANO E AVERLI COME CONCITTADINI.
Credete che i comunisti di Cina, Russia, DDR, Albania,Korea, Cuba, Romania, Cambogia, Vietnam, Jugoslavia...si siano comportati in modo civile ? La dittatura del proletariato non ammette debolezze, chi rappresenta altra cultura va eliminato. In Italia ne abbiamo ancora molti viventi di quei ex partigiani, pezzi di merda che speriamo vadano presto sotto terra, almeno come concime valgono qualcosa. Abbiamo dovuto vedere Togliatti ministro della GIUSTIZIA, posto da lui voluto per potere evitare ai suoi compari di essere processati per i loro crimini.
Per quanto riguarda le nuove generazioni di rossi, sono anch'essi della stessa razza, non ammazzano perchè non gli conviene, ora in certe zone maleodoranti d'Italia hanno il potere economico loro e non gli conviene. Povera Italia !
lunga mezzo secolo e 23 omicidi Fu la strage più efferata compiuta all'ombra della Resistenza e durò, a fasi alterne,
dal 1944 al 1985 coinvolgendo partigiani conosciuti come "la banda dei vitelli".La storia a genova non ne parla la vergogna è tanta che farebbe inorridire tutti e principalmente i genovesi.Di tutto cio posso dire che hanno tanto mistificato i fatti tanto ben nascosti, che su 100 abitanti a genova , ci saranno massimo un 5% che sa sommariamente i fatti,
Attendo commenti dai soliti trinariciuti in servizio permanente effettivo!
come premio per la loro integrità