Herman Hesse Poetico, impolitico eremita e "italiano"

Il saggio sul suo "ritiro" nel Canton Ticino tradotto anche in tedesco. A Montagnola visse 43 anni. Niente mondanità: solo arte e scrittura

Goethe lasciò a ventisei anni la sua casa natale di Francoforte per recarsi a Weimar, dove restò fino alla morte a 83 anni. Un destino simile fu quello scelto da Hermann Hesse, svevo di Calw, che abbandonò a 22 anni per trasferirsi prima nella Svizzera tedesca e poi dal 1919 a Montagnola nel Ticino, dove visse per 43 anni. In Germania tornò l'ultima volta nel 1936, nel 1924 aveva assunto la cittadinanza elvetica.

Su Hesse si sono scritti centinaia di libri e saggi, e con frequenza l'editoria italiana sforna i suoi romanzi, i saggi, le poesie, sempre con grande successo. Il titolo più recente è l'antologia Frammenti del creato (Mondadori, pagg. 98, euro 7,50), che raccoglie gli scritti di Hesse su una sua grandissima passione: le farfalle, i «fiori alati», di cui rimangono tracce sparse nella sua opera: nei racconti, nelle memorie, nelle poesie, nelle pagine dei diari e dei romanzi.

Ma nell'affollata produzione di titoli legati a Hesse stranamente finora mancava uno studio ben documentato sui quattro decenni trascorsi dallo scrittore nel Ticino. Lacuna colmata da una preziosa monografia di Carlo Zanda, Un bel posticino. Lo Spoon River di Hermann Hesse (Marcos y Marcos, pagg. 378, euro 25), così importante da essere ora tradotta anche in tedesco. Già la matematica è indicativa: l'autore di Siddhartha trascorse più di metà della vita a Montagnola, vicino Lugano, e dalle sue finestre contemplava estasiato le Alpi e il lago di Como. Zanda ricostruisce con un curioso viaggio nel cimitero del paesino ticinese, tanto amato da Hesse, la fitta trama della quotidianità dello scrittore, «resuscitando» i tanti personaggi, ora sepolti in quel camposanto - che Hesse, pochi giorni prima di morire, aveva chiamato «il bel posticino» (ripreso dal titolo) -, tra cui uomini sconosciuti, come il postino, il muratore, il giardiniere, la domestica, ma anche nomi importanti della finanza internazionale e della cultura europea, tra cui Bruno Walter. La monografia, leggibilissima e arricchita da un prezioso apparato iconografico (che è un libro nel libro) ricostruisce la vita ticinese di Hesse coi suoi incontri, i suoi passatempi, le sue visite all'osteria, nonché con un'attenta lettura delle sue opere, dei suoi deliziosi acquarelli e dei suoi intensi contatti col mondo. I più illustri scrittori e intellettuali si recarono in pellegrinaggio a Montagnola, da Thomas Mann a Bertolt Brecht, da Peter Suhrkamp a Peter Weiss. Le visite erano così numerose e spesso inattese che lo obbligarono a collocare un cartello per indicare la sua indisponibilità a ricevere gli ospiti imprevisti. Ma ancora più invadenti furono le lettere (cui di norma si sentiva in dovere di rispondere): si calcola che, soprattutto dopo il conferimento del Nobel nel 1946, Hesse venisse inondato da decine di migliaia di lettere (finora se ne contano 35.000) tanto da costringere il piccolo ufficio postale del paese di dotarsi di una carriola per consegnare la posta allo scrittore, che solo pochi giorni prima della morte, avvenuta il 9 agosto 1962, ricevette la cittadinanza onoraria di Montagnola. Le foto della cerimonia mostrano un Hesse, certo molto provato, ma anche intimidito, lui che fuggiva le celebrazioni pubbliche. Infatti, non andò nemmeno a ritirare il Nobel. Il discorso fu letto dall'ambasciatore svizzero, in ciò ben diverso dal suo amico, il mondanissimo Thomas Mann.

Mann e Hesse sono i poli contrapposti dell'universo letterario della modernità. Per la ripubblicazione nel '60 di Demian, il suo romanzo «psicoanalitico», uscito nel 1919, aveva inserito questa riflessione, che esprime tutta la sua autentica ricerca interiore: «Eppure io non volevo vivere se non quello che spontaneamente proveniva da me stesso. Perché mai era così difficile? Già perché mai è così difficile vivere la propria vita? Intuire, seguire il proprio destino?». Queste sono le interrogazioni di Hermann Hesse e proprio per questa sua sincerità esistenziale è l'autore dei giovani alla ricerca di se stessi, del senso della vita.

Possiamo completare la riflessione di questo straordinario dialogo interiore, ricordando che proprio i 43 anni a Montagnola segnano l'apice della vocazione impolitica di Hesse, in questo assai più coerente di Thomas Mann, scrittore politicissimo, come Hesse fu un pensatore radicale, un anarchico mistico, un pacifista

scontroso, mai disposto alle manifestazioni. Con quella sua aristocratica distanza dalla scena del gran mondo Hesse era, come giustamente nota Zanda, un autentico conservatore rivoluzionario, un borghese anticonvenzionale.

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