L'Occidente si è trasformato in una gabbia per tre intere generazioni. I ragazzi nati a cavallo tra gli anni '80 e il 2010, ovvero gli ultimi Baby boomer e i figli del nuovo millennio, sono avvolti in un nichilismo senza fine. Un nichilismo che rispecchia appieno la società odierna, dove tutto è mediato, immediato, virtuale, e dove quel poco di materiale rimasto è standardizzato. "Oggi, che tu sia ricco o povero, vip o indigente, benestante o piccolo-borghese, se sei giovane guardi quelle serie, sei attivo su quei social e ascolti quelle canzoni", scrive Brando Barbieri in Kissless. Generazioni in gabbia (Salani).
Generazioni in gabbia
Il nichilismo di cui abbiamo accennato non nasce dal nulla. È l'altra faccia della medaglia di quel boom economico che ha consentito all'Occidente di cancellare il dramma della Seconda Guerra Mondiale. Si pensava – con il senno di poi, a torto – che fossero sufficienti un po' di conquiste tecnologiche e materiali per ricompensare l'essere umano di quanto patito nel corso del 1900, tra guerre e violenze varie. Non è andata così, visto che quelle stesse conquiste hanno prima spazzato via i pilastri che avevano fin lì orientato la società (religione, ideologia politica e patria), e poi plasmato un mondo ben diverso dalle aspettative.
Se in un primo momento l'apparente libertà conquistata fece gioire i reduci del secondo Dopoguerra, in tempi più recenti l'assenza di bussole con cui orientarsi ha contribuito a far smarrire le generazioni del futuro. A pagare il prezzo più caro sono state la generazione X, Y e Z, ossia i ragazzi nati nel "nuovo mondo". Un mondo che tende ad annullare, anziché includere e premiare le differenze soggettive. "Prima della rivoluzione digitale classi sociali diverse avevano per le mani strumenti diversi, miti diversi e immaginari diversi. Ora tutti abbiamo per le mani gli stessi smartphone, siamo abbonati alle stesse pay tv e frequentiamo gli stessi siti porno", prosegue Barbieri.
Un presente senza bussole
Nichilismo imperante, ansia diffusa, vite sessuali inesistenti, identità vuote ridotte ad alimentarsi a colpi di falsi sorrisi sulle bacheche virtuali dei social network. Benvenuti nel presente dei millenials, una sorta di inferno 2.0 in onda ogni giorno, tutti i giorni dell'anno. Basta leggere un paio di dati per capire di che cosa stiamo parlando. Negli Stati Uniti ci sono 14 milioni di ragazzi che assumono quotidianamente psicofarmaci, mentre nel Regno Unito quattro giovani disoccupati su dieci sono talmente in preda all'ansia da non essere in grado neppure di uscire dalle loro abitazioni. E poi ci sono i kissless, i "senza bacio" che danno il titolo all'opera di Barbieri. Sono ragazzi e ragazze - in costante aumento - che hanno una vita sessuale scarsa se non inesistente. Questi esempi testimoniano il malessere del mondo moderno, il disagio di una generazione sfrontata e sempre più spaventata.
Di fronte a uno scenario del genere troviamo tre differenti categorie di ragazzi. C'è chi decide di stare al gioco, accettando in tutto o in parte le regole prestabilite; chi alza bandiera bianca e si ritira dalla mischia; e, infine, chi decide di sfondare il gioco, dando luogo ad atti di violenza inspiegabili frutto di noia e monotonia. Le generazioni X, Y e Z sono lo specchio del mondo nel quale, senza volerlo, si sono trovate a crescere. Hanno apparentemente tutto, ma in realtà non hanno niente. "Non basta per avere una vita soddisfacente, per avere un lavoro degno di questo nome o per avere una relazione.
Perché nell’aria del nostro Occidente risuonano voci; voci che non dormono mai, il cui unico compito è accostarsi al tuo orecchio e sussurrarti quanto la tua vita faccia schifo se paragonata a quella degli Altri", ammonisce Barbieri in Kissless.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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