Un potenziale scivolone in 140 caratteri. Finisce sotto la lente d'ingrandimento della Rete il tweet di Dario Franceschini, Ministro per i Beni e le Attività Culturali, pubblicato su Twitter e poi riportato su Facebook, dove tuttavia le critiche sono state numericamente inferiori. La ragione? La probabile istituzione di una Biblioteca Nazionale dell'Inedito ventilata dal ministro.
«Faremo la Biblioteca Nazionale dell'Inedito - ha scritto Franceschini - Un luogo dove raccogliere e conservare per sempre romanzi e racconti di italiani mai pubblicati». La questione non è passata inosservata, soprattutto alla luce di altre dichiarazioni passate di Franceschini: la situazione in cui versa la cultura, letteraria e non, dipende moltissimo dai fondi a disposizione e in tanti hanno ricordato di quando il Ministro esaltava il lavoro non retribuito dei volontari nei musei.
Ci si chiede se in effetti il Ministro sia rimasto vittima della brevità cui il social network obbliga: cosa intendeva veramente Franceschini? Istituire una Biblioteca dell'Inedito in cui conservare i sogni nel cassetto di pseudoscrittori rifiutati, come hanno immaginato moltissimi utenti di Twitter? O piuttosto si riferiva agli inediti mai pubblicati degli scrittori, vecchi e nuovi, che hanno fatto grande la letteratura italiana, da Giacomo Leopardi ad Andrea De Carlo? Questa Biblioteca sarà reale o piuttosto uno spazio virtuale su Internet, che consentirebbe di abbattere i costi dell'iniziativa? Al momento non c'è una risposta a questi interrogativi, sebbene alcuni dubbi
simili siano stati sollevati dagli utenti di Twitter.Una certezza c'è: gli italiani sono sempre più sensibili alle ragioni della spesa pubblica e con i social network possono esprimere consenso e dissenso.
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