E l’avanguardia finisce in carcere

"Le Nuove" di Torino ospitano "The Others" con artisti come Nadir Valente e Li Geyin

E l’avanguardia finisce in carcere

Alle fiere d’arte contempora­nea è sempre più di moda il mainstream travestito da alter­nativa, ma il prodotto per fun­zionare deve rispondere al gu­sto medio, elegante e concet­tuale, tutto forma e poco conte­nuto. A Torino, mentre va in sce­na la 19ma edizione di Artissi­ma, restano poche ore per visi­tare The Others , l’ultima scom­messa dell'uomo-fiera più esperto d’Italia,Roberto Casira­ghi, nell'inquietante ma strepi­toso scenario dell’ex carcere Le Nuove. Gallerie e fondazioni so­no ospitate nelle piccole celle dove un tempo stavano i con­dannati: devono essere tutte giovani, non più di quattro anni di vita, proporre artisti sotto i 35 anni e partecipare costa appe­na 1.800 euro.
The Others è il vero appunta­mento off italiano. Qui il fumet­to si incontra con la pittura, la performance con la scultura e l’arte sociale con la fotografia. Tra le centinaia di opere propo­ste spiccano quelle­prodotte da­gli allievi dell’Accademia Alber­tina nello spazio di Franz Palu­detto, storico gallerista che non ha mai perso la curiosità per il nuovo. Un gruppetto multietni­co agguerrito ma già competiti­vo, di nati negli anni ’80 e, addi­rittura,’90. Qualcuno, come The Bounty Killart, tre scultori che utilizzano reperti kitsch e li trasformano in ready made del disgusto attuale, è più conosciu­to, gli altri sono autentiche pro­messe. I nomi? Elisa Barrera (collage), Nadir Valente (nella foto: Senza titolo , 2011) alla sua seconda residenza in Cina, au­tore di installazioni formate da fotocopie, Li Geyin, video­maker cinese, Cornelia Badeli­ta, rumena, lavora sulle icone, Jessica Quadrelli, usa la fotoin­cisione, Arianna Uda, produce piccoli paesaggi su diapositiva retroilluminata e Alessio Ana­stasi, fotografo puro con espe­rienze nella moda.
Ciò che colpisce è la totale ri­nuncia a uno stile compatto che li identifichi. La nostra, in­fatti, è l’epoca della frammenta­zione e dunque gli artisti posso­no muoversi liberamente tra i linguaggi cercando ogni volta il mezzo più adatto per dire ciò che hanno in mente.

Consape­voli dei tempi di crisi questi gio­vani hanno drasticamente ab­bassato il costo di produzione rendendosi così autosufficien­ti dal sistema. C’è un gusto vin­tage nei loro lavori, lo stesso che si ritrova nella musica e nel­la moda, e anche per questo pia­ce e convince. Molto interessan­ti i prezzi, da 300 a 3.000 euro.

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