«Al mondo esiste una sola cosa peggiore dell'essere oggetto di conversazione, ed è il non essere oggetto di conversazione». Chissà se Oscar Wilde, dopo essere diventato lo scandalo del giorno, avrebbe sottoscritto questo aforisma che si legge quasi in apertura del suo unico romanzo, Il ritratto di Dorian Gray.
Un romanzo dalla gestazione travagliata e gravido di conseguenze per la biografia di Wilde. Fu infatti il libro a fargli incontrare Lord Alfred Douglas, col quale intrattenne una relazione erotica trasgressiva per l'epoca vittoriana. Douglas, dopo averlo letto nove volte, volle conoscerne a tutti i costi l'autore, nel 1892. Nel 1895 Wilde finì sotto processo per «atti osceni» (sodomia) proprio a causa del rapporto con Douglas. Il ritratto di Dorian Gray fu portato in aula come prova a suo carico. Lo scrittore, che aveva appena raggiunto l'apice del successo, ne uscì distrutto.
Si conoscono tre redazioni del romanzo. Andiamo a ritroso, partendo dall'ultima, quella riprodotta nella maggior parte delle edizioni moderne. Nel 1891 uscì il volume stampato da Ward, Lock and Company. Nel 1890 era già apparsa la versione affidata alla rivista Lippincott's Monthly Magazine. Quindi c'è il dattiloscritto da cui tutto ebbe origine, inviato a fine marzo del 1980 ai redattori del Lippincott's. La redazione primigenia, quella dattiloscritta, appare oggi per la prima volta in Italia a cura di Nicholas Frankel: Il ritratto di Dorian Gray. Il dattiloscritto originale non censurato (Mondadori, i Meridiani paperback, pagg. 220, euro 12).
La storia, anche nella versione dattiloscritta, è quella nota. Il bellissimo Dorian Gray ottiene un dono avvelenato: l'eterna giovinezza. A invecchiare, e portare i segni della sua condotta, sarà lo splendido ritratto dipinto dall'amico Basil Hallward. L'artista, un uomo retto, è innamorato di Dorian ma non ha influenza su di lui. Il mentore di Dorian è il cinico Lord Henry, un esteta puro. La perdita di ogni codice morale conduce Dorian alla tragedia, tra dissolutezza, suicidi, omicidi.
Quali sono dunque le differenze tra dattiloscritto, edizione in rivista e pubblicazione a stampa? Il dattiloscritto subì una doppia censura. Inizialmente fu «purgato» dai redattori della rivista, forse all'insaputa dell'autore. La soppressione di alcuni passi scabrosi non evitò all'opera di suscitare un enorme scalpore. A questo punto, fu Wilde stesso a modificare il dattiloscritto in vista dell'uscita in volume. Non solo cancellò altre parti «a rischio», ma aggiunse molte pagine, un po' per raggiungere le 100mila parole richieste dall'editore, un po' per depistare i critici. L'autocensura fu inutile, come abbiamo visto, e il romanzo fu usato come arma processuale contro il suo autore.
La primizia della nuova edizione sono quindi le parti del dattiloscritto soppresse per volontà dell'autore nel tentativo paradossale di ridurne l'impatto. L'infatuazione di Basil per Dorian viene sfumata e ricondotta a un'astratta attrazione verso il bello. Qualche esempio. Nel dattiloscritto Wilde tagliò e rivide la confessione del pittore affidata al capitolo VII. Un assaggio minimo ma significativo. Nel dattiloscritto Wilde cancella questa frase: «Ti adoravo in modo folle, esorbitante, assurdo». Nell'edizione in volume si legge: «Eri per me l'incarnazione reale di quell'invisibile ideale, che perseguita noi artisti come un sogno bellissimo». Anche l'indole «squisitamente femminile» di Basil finisce nel cestino, così come ogni traccia di contatto fisico con Dorian. E dunque via anche frasi innocenti come: «posandogli una mano sulla spalla» o «scrollandosi di dosso la mano dell'amico».
Complessivamente, la versione dattiloscritta è molto più corta, affilata e coraggiosa di quella in volume. I critici la giudicano un'opera a se stante (non necessariamente migliore) e in questo risiede l'importanza del lavoro svolto da Frankel.
Il ritratto di Dorian Gray era davvero immorale? Oggi il contenuto omosessuale, alla base di molte feroci stroncature, fa né caldo né freddo. Al limite potrebbero finire nel mirino gli aforismi misogini di Lord Henry, tipo questo: «Non esistono veri talenti tra le donne; le donne sono un sesso decorativo».
«La fedeltà è per la vita emotiva ciò che la coerenza è per la vita intellettuale, nient'altro che la confessione di un fallimento», dice Lord Henry. L'avventura di Dorian Gray parte da un invito a non arrendersi all'assuefazione, al letargo emotivo, alla mancanza di immaginazione. «Nessuna vita è sprecata salvo quella la cui evoluzione è interrotta», sentenzia ancora Lord Henry. Da esteta, Dorian vuole dedicarsi al piacere dei sensi e all'arte. «La tua arte è la vita. Ti sei fatto musica», spiega Lord Henry a Dorian. Lord Henry omette però che c'è un prezzo da pagare quando la vita pretende di farsi opera d'arte. Quest'ultima, in realtà, «non vuole istruire né influenzare l'azione in alcun modo», come scrive Wilde in una lettera. Mescolare l'una all'altra corrompe entrambe. L'esteta si riduce a decadente e infine rinuncia alla propria umanità. C'è da dolersene? Secondo il cinico Lord Henry, no. I buoni propositi sono figli della vanità che ci induce a recitare una nobiltà d'animo non posseduta. Il finale di Wilde, però, suggerisce che a quella «vanità», a quella «recita», sia necessario aggrapparsi, per non perdere il rispetto di se stessi.
Giovane, bello e alieno alla morale: Dorian Gray è il prototipo «di ciò che la nostra epoca cerca e teme di aver trovato». Questo messaggio, per niente dimentico della morale, è ancora più evidente nell'edizione in volume. Non bastò.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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