Freud pro gay: "Non c'è nulla di cui vergognarsi"

Una lettera scritta dal celebre psicologo nel 1935 dimostra come l'omosessualità "non può essere classificata come una malattia"

Freud pro gay: "Non c'è nulla di cui vergognarsi"

Che Sigmund Freud, fondatore della psicanalisi, ritenesse che tutti nascano bisessuali era noto da tempo. E i gay? Le persone nascono davvero omosessuali? Cosa ne pensa lo psicanalista barbuto?

Una lettera scritta nel 1935 da Freud ci aiuta a chiarire questo delicato aspetto non solo della psiche umana, ma anche della società. Nella lettera Freud risponde - come scrive l'Huffington - "a una madre che gli aveva chiesto aiuto per il figlio gay".

Ed ecco la risposta: "Cara signora, deduco dalla sua lettera che suo figlio è omosessuale. Sono molto colpito dal fatto che non usi mai questo termine nel darmi le informazioni su di lui. Posso chiedere perché lo evita? L'omosessualità non è certo un vantaggio, ma non c'è nulla di cui vergognarsi, non è un vizio, non è degradante; non può essere classificata come una malattia; riteniamo che sia una variazione della funzione sessuale, prodotta da un arresto dello sviluppo sessuale.

Molti individui altamente rispettabili di tempi antichi e moderni erano omosessuali, tra di loro c'erano grandi uomini. (Platone, Michelangelo, Leonardo da Vinci, ecc)".

Lo psicologo afferma poi che "è una grande ingiustizia perseguitare l'omosessualità come un crimine - e anche una crudeltà".

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