Un gran pamphlet del XVIII secolo per capire la libertà di stampa

R isulta per molti versi straordinario questo scritto di Peter Forsskål, Pensieri sulla libertà civile (Liberilibri, 2012, pagg. 111, euro 14). Forsskål, nato a Helsinki nel 1732 e morto nello Yemen nel 1763, fu ingegno precocissimo. Studente all'Università di Uppsala e poi di Gottinga, studiò teologia e lingue orientali, nonché scienze naturali; approfondì inoltre gli studi di filosofia, di economia, di botanica e di agronomia. Il suo indiscusso valore intellettuale non gli valse la cattedra universitaria a causa delle sue idee innovatrici. Concluse la sua breve vita in Arabia Felix (oggi Yemen) mentre partecipava come esperto di botanica a una spedizione scientifica finanziata dal re di Danimarca e capeggiata da Carl Linneo. Autorevole rappresentante della cultura scandinava più avanzata, Forsskål contestava la sacralità dei sovrani e i privilegi di classe, per cui la sua opera, dato il carattere sedizioso, fu posta dal governo sotto sequestro. Naturalmente Forsskål non era un rivoluzionario, ma un illuminista. Confutava il principio sacrale dell'autorità, ma affermava la giustezza dell'assolutismo, specialmente se questo serviva a tenere a bada le prepotenze della nobiltà. Grazie ai Pensieri sulla libertà civile, la Svezia, prima fra le nazioni europee, ebbe la sua legge sulla libertà di stampa con l'editto di Adolfo Federico del 1766.
L'importanza del pamphlet di Forsskål, consiste nel fatto che in esso venivano anticipati - siamo nel 1759 - alcuni fondamentali princìpi riguardanti i diritti individuali, la libertà di stampa e di parola. Princìpi, però, che nelle argomentazioni del giovane illuminista andavano ben oltre queste specifiche rivendicazioni perché delineavano alcune giustificazioni proprie dello Stato liberale. Si può leggere infatti che, «insieme alla vita stessa, non vi è nient'altro di più caro all'uomo quanto la sua libertà»; pertanto è necessario avere «un governo limitato». La libertà di stampa «aumenta la conoscenza nel modo più sublime, rimuove tutte le leggi dannose, limita l'ingiustizia compiuta da tutti i funzionari pubblici, ed è la difesa più sicura del governo in uno Stato libero».
Con accenti kantiani - vent'anni prima dell'uscita delle grandi opere del filosofo tedesco - si dichiarava che il principio fondamentale della libertà consiste nel rispetto per tutti del carattere universale delle sue prerogative.

Così infatti Forsskål: «occorre che vengano posti dei limiti per la nostra azione, la libertà deve perdere la sua parte pericolosa, e a noi deve rimanere solo in misura tale che ognuno, in accordo con il proprio intimo volere, possa con essa beneficiare gli altri e se stesso, (e) non fare del male a nessuno».

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