Gli Impressionisti e la rivoluzione del ritratto che racconta un'epoca

La mostra «Dal Musèe d'Orsay Impressionisti. Tête-à-tête», appena inaugurata nel complesso del Vittoriano, rimarrà aperta fino al 7 febbraio nella capitale.

Non solo paesaggi trafitti dalla luce e costruiti dal colore, ma volti e gesti, abiti e accessori che circondano le figure, scene di vita quotidiana. Anche questo rende grandi gli Impressionisti e offre la loro particolare raffigurazione dell'ambiente sociale e culturale in cui maturò la radicale trasformazione della pittura della seconda metà dell'800.
Ritratti e autoritratti sono al centro della grande mostra di 60 opere, tra dipinti e sculture, intitolata «Dal Musèe d'Orsay Impressionisti. Tête-à-tête», appena inaugurata nel complesso del Vittoriano di Roma, dove rimarrà aperta fino al 7 febbraio.
Tutti insieme sono un unico ritratto della società parigina della seconda metà dell'Ottocento, attraversata dai grandi mutamenti artistici, culturali e sociali di cui gli Impressionisti furono protagonisti e testimoni. Opere di Manet, Renoir, Degas, Pissarro, Cezanne, Morisot, fino a Boldini e Rodin, in cui il rinnovamento stilistico del movimento francese si esprime anche attraverso la «rivoluzione dello sguardo».
I capolavori del museo d'Orsay tornano a Roma da Parigi a un anno di distanza, ma con una selezione diversa perchè supera il genere più amato dagli Impressionisti, quello del paesaggio.
«In questo ulteriore approfondimento, abbiamo voluto sottolineare l'importanza del ritratto nella cultura impressionista», spiega il direttore delle collezioni e conservatore del dipartimento di pittura del d'Orsay Xavier Rey, curatore della rassegna con il conservatore del dipartimento di sculture Ophelie Ferlier e il presidente del museo Guy Cogeval. Una mostra fortemente voluta da Alessandro Nicosia, che l'ha realizzata con Comunicare Organizzando.
Lo spettatore si trova faccia a faccia con i grandi pittori e con altri personaggi famosi, letterati, pensatori, artisti. Nello straordinario autoritratto di Degas del 1855 che ancora risente dell'Accademia, ad esempio; in quello di Cezanne del 1875, che testimonia un radicale cambiamento o nell'opera di Renoir che nello stesso anno ritrae il padre dell'impressionismo, Monet. Rivoluzione che riesce a trasformare anche la scultura, come si vede nel busto bronzeo di Victor Hugo del 1897 e in quello che raffigura Alphonse Legros (1915), ambedue realizzati da Rodin.
E insieme lo spettatore della rassegna vede la dimensione intima della loro epoca, nella raffigurazione di persone comuni, immerse nella loro dimensione intima di affetti o negli eventi mondani.
C'è la Berthe Morisot immortalata nel celebre Balcon di Manet, icona della mostra e capolavoro assoluto della pittura moderna. E c'è la giovane sconosciuta di Montmartre, colta nell'istantaneità di una conversazione dell'Altalena di Renoir. Raccontano uno spaccato di vita dell'epoca l'Atelier di Bazille o Jentaud, Linet et Laine (1871) di Degas, in cui l'artista studia i visi pensosi dei tre giovani industriali parigini con una ricerca espressiva che si avvicina alla fotografia, novità di quegli anni. E ancora gli ignoti protagonisti delle tele di Cezanne, Donna con caffettiera (1890-1895) e Il giocatore di carte (1890-1892).
«Al d'Orsay, nell'allestimento museale - dice Ferlier - la produzione plastica passa più in secondo piano, mentre qua al Vittoriano la loro rilevanza è evidente».
Charles Baudelaire diceva : «Vero pittore è colui che sa afferrare il lato epico della vita di ogni giorno e sa farci vedere quanto siamo grandi e poetici nelle nostre cravatte e nelle nostre scarpe verniciate».
É proprio questo che fanno, in un modo del tutto originale, gli Impressionisti. Perchè i ritratti, scriveva Zola, come «dipinti della vita di ogni giorno, dovrebbero, per il loro stesso carattere, rappresentare la modernità».


«Tête-à-tête» offre, dunque, una rappresentazione del contesto sociale e degli stimoli artistici in cui operarono questi artisti frugando nei loro stessi volti e in quelli dei modelli che la loro maestria rese immortali.
La mostra «Dal Musèe d'Orsay Impressionisti. Tête-à-tête», appena inaugurata nel complesso del Vittoriano, rimarrà aperta fino al 7 febbraio nella capitale.

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