Nel 1933 Pound scrive il pamphlet Jefferson and/or Mussolini che faticherà a trovare un editore inglese. Pound lo tradurrà in italiano nel 1944 col titolo Jefferson e Mussolini (oggi riproposto dalle edizioni Bietti, a cura di Luca Gallesi). Ecco, per gentile concessione dell'editore, alcuni estratti.
La rassomiglianza fra questi due condottieri è forse più grande delle loro differenze. Non scherzo. Superficialmente tutto è diverso: le loro manifestazioni verbali, specialmente quelle più conosciute differiscono enormemente. Jefferson disse: «Il miglior governo è quello che governa meno». La frase sembra poco mussoliniana, ma l'analisi storica non deve limitarsi a quel che Jefferson disse e nemmeno a quello ch'egli consigliava in un dato momento in date contingenze. Importano i suoi atti e le modalità dei suoi pensieri nei confronti dei problemi di allora in una geografia diversa da quella italica, bensì in confronto dell'eterno problema del mutamento.
Per fortuna Mussolini non ha voluto illudersi di risolvere il problema dell'Era fascista coi mezzi adatti all'America coloniale e agli S. U. A. al principio del secolo scorso.
Se non credete che Jefferson fu mosso da una preoccupazione interna e seria del bene del popolo, sareste inquietati da certi dettagli della sua condotta. Dettagli che inquietavano il suo vecchio amico J. Adams. Se non credete che Mussolini sia spinto da una volontà tesa al benessere dell'Italia, incontrerete grande difficoltà a digerire i dettagli non-jeffersoniani della sua superficie esteriore. Non voglio dire dell'Italia dei burocrati, né del meccanismo imposto dal di sopra, bensì dell'Italia organica composta del più umile conduttore d'aratro e della raccoglitrice di ulive.
Il primo atto del Fascismo è stato di salvare l'Italia da gente troppo stupida per saper governare, voglio dire dai comunisti senza Lenin. Il secondo era di liberarla dai parlamentari, ch'erano peggiori, senza essere più disonesti d'altri branchi parlamentari, ma in ogni caso salvare l'Italia da gruppi politicamente senza morale.
In quanto all'etica finanziaria, direi che dall'essere un paese dove tutto era in vendita Mussolini in dieci anni ha trasformato l'Italia in un paese dove sarebbe pericoloso tentare di comperare il governo.
In altri paesi si scusano le perfidie inesplicabili col dire: «Ma questi uomini sono personalmente onesti». Cioè onesti nei loro affari privati.
Questo non vuol dire ch'io sostenga il Fascismo per l'America, o che io pensi che il Fascismo sia possibile nell'America senza Mussolini.
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