Agli inizi degli anni '40 Mircea Eliade (19071986), poco più che trentenne, è già un uomo con un notevole bagaglio di esperienze culturali, politiche, religiose. Nella sua Romania ha simpatizzato per la Guardia di Ferro, formazione di destra spiritualista, si è laureato sulla filosofia di Marsilio Ficino e Giordano Bruno, si è poi immerso nella cultura orientale viaggiando in India e nell'Himalaya ed ha già scritto la prima versione del saggio che è all'origine della sua carriera di studioso di religioni: Lo Yoga. Immortalità e libertà.
Vorrebbe che quello rimanesse il suo interesse principale, ma proprio nel 1941, mentre la sua patria è sotto il controllo del «conducator», il duce Ion Antonescu (1882-1946), Eliade viene nominato consigliere culturale dell'ambasciata rumena a Lisbona. In Portogallo rimarrà quattro anni e il soggiorno sarà proficuo, dato che le sue impressioni sulla storia moderna del paese e sul governo del dittatore António de Oliveira Salazar diventeranno un libro: Salazar e la rivoluzione in Portogallo. Il saggio, finalmente tradotto in italiano, sarà disponibile dal 25 novembre grazie alle edizioni Bietti (pag. 300, euro 24, a cura di Horia Corneliu Cicortas).
È prezioso per scoprire o ricordare le differenze fra Salazar, economista diventato dittatore per necessità, e gli altri capi di governo nazifascismi, e per comprendere le speranze e le illusioni di Eliade. Voleva che la Romania, sull'esempio del Portogallo, diventasse un altro focolaio di rivoluzione spirituale, ispirata dal cristianesimo.
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