Dal rigattiere di parole: "Liscivia"

Oggi ci è più familiare chiamarlo bucato: liscivia è l'operazione di lavaggio dei panni che in passato si faceva con una soluzione chiamata allo stesso modo, liscivia

Dal rigattiere di parole: "Liscivia"

Oggi ci è più familiare chiamarlo bucato: liscivia è l'operazione di lavaggio dei panni che in passato si faceva con una soluzione chiamata allo stesso modo, liscivia, “ottenuta trattando con acqua bollente la cenere di legno o di carbone di legna che, per il suo contenuto di carbonato di sodio e di potassio, era usata , prima dell'introduzione della lavabiancheria e delle diffusione dei moderni detersivi, come detergente per lavare i panni” (Treccani).

Sinonimi sono bucato, di cui poi diremo, e ranno, “acqua passata per la cenere e bollita con essa per purgare i panni e le tele” (Pianigiani). Il Tommaseo al verbo lisciviare spiega: lavare, imbiancare, liberare da impurità per mezzo della liscivia (lisciva in alcune regioni). Il Pianigiani spiega che la parola deriva dal latino lixivia, a sua volta riferito a lix, licis = acqua mista a cenere, che si riconnette a lixia, antico nome dell'acqua, radice dalla quale derivano le parole liquido e lesso. Oltre al verbo lisciviare e a definizioni più tecniche di liscivia (liscivia caustica) va ricordato che liscivaia era chiamato un locale adibito al bucato; nelle vecchie case stava in fondo al cortile ed dotato di camino e caldaia per il riscaldamento dell'acqua e la sciacquatura dei panni.

Anche bucato è una parola antica, ha la stessa definizione di liscivia, ma ha avuto più fortuna. Secondo il Tassoni, ripreso dal Cardinali Borrelli, “è così detto da buco poiché le donnicciuole di villa il fanno in un tronco o pedale d'arbore sbucato e voto”.

Sembra, per il Pianigiani, anch'egli citando il Tassoni, che “le donne di villa suolessero farlo in un tronco d'albero smidollato e bucato dal tempo”: una specie di mastello o di botte naturale. “Ovvero, secondo quanto par più sicuro, per la usanza di colare il ranno attraverso a un panno minutamente foracchiato (ceneraccio) sovrapposto ai panni sudici, che sono nella conca”.

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