Soldi, sesso, prestigio e potere Siti cala un poker di ossessioni

Soldi, sesso, prestigio e potere Siti cala un poker di ossessioni

Il nuovo romanzo di Walter Siti, Resistere non serve a niente (Rizzoli, pagg. 320, euro 18) si offre al lettore con due o tre false partenze, prima di travolgerlo con una delle vicende più intense, vaste e articolate della narrativa degli ultimi anni.
In un caseificio sulla Pontina, un uomo accasciato su una sedia sta per essere strangolato con un pezzo di corda cerata, del tipo che si usa per appendere i caciocavalli. Ha «sgarrato», nemmeno prova a reagire. Chiede solo di andare al bagno, appena torna si siede di nuovo e grida lui stesso «Dài, dài!» al carnefice, che lo uccide.
La seconda partenza, «La prostituzione percepita», è il racconto di un celebre esperimento sulle scimmie tenuto a Yale. Ad alcuni primati in gabbia sono stati distribuiti dei dischi di metallo con i quali essi potevano ottenere delle banane o delle mele. Le scimmie hanno capito subito che si trattava di «denaro» e hanno cominciato a usare i dischi, e anche ad accumularli, finché un giorno un esemplare maschio non ne ha deposto un gruzzolo ai piedi di una scimmia femmina, la quale si è accoppiata con lui. Poi la femmina ha raccolto i dischi ed è corsa a «comprare» la frutta. L’esperimento, che consente molte interpretazioni, prelude a un esautoramento del concetto di prostituzione, a una sua dissoluzione nell’economia.
Perché la donna che si riprende seminuda e mette in rete il video si prostituirebbe, mentre chi vende la propria forza lavoro in fabbrica (qualcosa di ben più concreto di alcuni pixel) no? Siti ha l’accortezza di aggiungere che la dissoluzione del concetto di prostituzione è possibile (il che non vuol dire che sia auspicabile) perché ormai è incerta la relazione del corpo con l’Io. La tesi è plausibile; aggiungiamo che anche se Resistere non serve a niente non può essere ridotto a una formula, forse senza la voglia di indagare questo rapporto esso non sarebbe mai stato scritto.
La terza «partenza» precisa che Resistere non serve a niente è un romanzo storico ambientato nel presente, in altre parole una variante del vecchio sogno balzacchiano di sviluppare una letteratura che raddoppi il mondo. Quindi a essere inventati sono solo i personaggi principali.
A raccontare a Siti la storia della sua vita, e tutto il resto, è Tommaso Aricò, un uomo imponente che cela lunghe cicatrici alla base del bacino. Nato in una periferia romana, il padre in galera per un omicidio, già a otto anni è un grande obeso. Ma ha un talento per i numeri, così l’associazione criminale cui appartiene il padre decide di investire su di lui. Gli paga il viaggio a Ginevra e la serie di costose operazioni necessarie a ridargli una silhouette normale. Una volta magro e maggiorenne, gli paga anche la retta della LUISS. Nel giro di qualche anno Tommaso diventa un bankster, la versione finanziaria di un gangster. Compra casa al centro di Roma, e inizia una relazione con la sfolgorante Gabriella, una modella con ambizioni televisive che «mantiene» con un cospicuo bonifico mensile. I soldi non trasformano la donna in una prostituta: semmai in un modello rinnovato delle colte etère dell’età di Pericle. Torna qui l’ossessione di Siti per il rapporto umano e troppo umano, cioè imperscrutabile, fra denaro, sesso, prestigio e potere.
Resistere non serve a niente è, dunque, un «romanzo», ma come lo è Gomorra di Saviano. Oscilla fra il racconto d’invenzione, l’auto-fiction e il giornalismo d’inchiesta. Siti sostiene che dovendo scegliere fra la verità e la giustizia, ha scelto la verità: ha raccontato la realtà dei fatti, ma «depistandoli», altrimenti la gola profonda cui si devono le informazioni più preziose avrebbe taciuto.
E la «verità» appare nelle pagine finali, quelle in cui Siti incontra un «guru» dell’alta finanza. Sono pagine faticose e tendono al didascalico, ma scattano una foto allo Spirito del Tempo: «La vita non dipende dall’amore, i sentimenti sono essudati della biologia. L’individuo non è più il laboratorio di nulla. Il mercato è in grado di fornire l’intero kit per un’individualità fai-da-te.

L’epopea del singolo è finita, d’ora in poi avremo a che fare con organismi collettivi, colonie tipo i coralli o le spugne, compattati dalla scienza come nell’alto medioevo li compattava la religione».
Bene, ed ora che sappiamo «la verità», quale sarà la nostra prossima mossa?

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