Viaggio alle radici bollenti della "Guerra fredda"

Il crollo di Francia e Gran Bretagna, l'ascesa inarrestabile degli Stati Uniti e la minaccia dell'Urss. Così l'Europa fu spezzata in due

Viaggio alle radici bollenti della "Guerra fredda"

Fu un inizio più che una fine. Quando si concluse il secondo conflitto mondiale, le popolazioni di mezza Europa festeggiarono. E in fondo anche nel cuore dei vinti c'era la speranza di poter voltar pagina: che l'epoca delle armi e delle violenze fosse finita. Eppure all'interno delle cancellerie delle nazioni vincitrici era ben chiaro a tutti che, nonostante l'euforia, il barometro politico non aveva smesso di segnalare tempesta.

Alla fine, due delle quattro potenze che avevano trionfato nel conflitto erano piuttosto malconce. La Francia era stata occupata dai nazisti ed era riuscita a sedersi al tavolo dei vincitori solo grazie alla testarda resistenza agli occupanti di De Gaulle. Ma il Paese non era più quello di prima. La Gran Bretagna aveva pagato un prezzo altissimo per la vittoria. Il suo gigantesco impero coloniale non era più in grado di reggersi ed era evidente che territori come l'India e la Palestina stavano velocemente muovendosi verso l'indipendenza.

Stati Uniti e Urss erano invece in una condizione ben diversa. Gli Usa, grazie anche all'atomica e alla flotta navale più potente del Mondo, erano ormai una potenza globale. In molti, nel Paese, temevano che la cessazione del conflitto avrebbe provocato un rallentamento dell'economia. E anche una crisi del mercato del lavoro, per il rientro in massa dei soldati. Non andò affatto così. La produzione americana aveva messo in moto un volano che non si sarebbe più fermato (sebbene con ciclici rallentamenti). L'Urss, pur avendo pagato un prezzo ben più alto al conflitto, si ritrovò a essere una potenza continentale, che spingeva la sua influenza dal Baltico al Mar del Giappone e che aveva ormai sotto il suo controllo tutta l'Europa orientale. Ai politici più accorti, come Winston Churchill, era chiaro che un conflitto, freddo o caldo non era ancora chiaro, era pressoché inevitabile. Così si esprimeva il leader inglese già nel '46: «Diamo il benvenuto alla Russia nel suo giusto posto tra le più grandi Nazioni del mondo... È tuttavia mio dovere prospettarvi determinate realtà dell'attuale situazione in Europa. Da Stettino nel Baltico a Trieste nell'Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi stati dell'Europa Centrale e Orientale».

Ci volle poco perché si evidenziassero tensioni che nessuno era in grado di sanare. La spartizione della Germania. Il caso della Jugoslavia e le tensioni per Trieste. La volontà di Mosca di imporre il comunismo a tutti i governi «amici».

Era iniziata quella Guerra fredda che ha caratterizzato il mondo sino agli inizi degli anni Novanta. Un quadro generale di questo periodo lo si trova nel volume, agile ma completo, Il mondo diviso in due blocchi. La Guerra fredda , terzo tomo de Il mondo contemporaneo. Storia e politica internazionale firmato da Fulvio Cammarano, Giulia Guazzaloca, Maria Serena Piretti. I tre storici raccontano in maniera chiara il crescere della tensione, la nascita della Nato e della Seato, la decolonizzazione, la crisi di Suez, la guerra di Corea e i tentativi di disgelo seguiti alla morte di Stalin nel marzo del 1953. Mettendo ben in evidenza le linee di tensione che hanno caratterizzato questi decenni. Ha largo spazio nel testo anche lo sviluppo di quelle nazioni sulle quali spesso i manuali eurocentrici glissano. Come l'India, il Pakistan o la Cina. Ma sono queste le potenze più prepotentemente tornate alla ribalta negli ultimi anni.

E quindi conoscere le basi del loro sviluppo contemporaneo è particolarmente utile. Perché anche chi all'apparenza è rimasto fuori dalla Guerra fredda, in realtà, da quel periodo ha ereditato molto. Nel bene o nel male. E a volte ciò che la Guerra fredda ha nascosto a volte è tragicamente riemerso.

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