Da Zeppelin a Cary Grant: gli eccentrici secondo Alvi

L'economista e scrittore racconta quarantadue personaggi fuori dal comune. Con scrittura davvero fuori dal comune

Da Zeppelin a Cary Grant: gli eccentrici secondo Alvi

Vent'anni dopo, ma non è un libro di Alessandro Dumas bensì di Geminello Alvi. Vent'anni dopo Uomini del Novecento il finissimo scrittore medioadriatico pubblica, sempre con Adelphi, Eccentrici , che ne è il seguito non dichiarato. Ecco quindi un libro di mini-biografie, 42 come vent'anni fa. Conoscendo Alvi viene da pensare che il numero non sia casuale: ma a cosa potrebbe alludere? Alle generazioni tra Abramo e Gesù Cristo nel Vangelo di Matteo? Ai chilometri della maratona? Al numero ricorrente nelle opere di Lewis Carroll? Vattelapesca. Non esiste una prefazione, non esiste una postfazione, non esistono note, nemmeno una, e il risvolto è omertoso, coerentemente con la propensione di Alvi per l'occulto: fra i 42 personaggi biografati ci sono esoteristi, alchimisti, fondatori di ordini militari buddisti che prevedevano l'uso illimitato di oppio, in contesti pullulanti di taumaturghi, stregoni, profeti, avvelenatori... Ma ci sono pure gli universalmente noti e del tutto rassicuranti Cary Grant e Oliver Hardy. Qual è il filo che lega i 42? Non tutti sembrano davvero scentrati, non i succitati attori di Hollywood, per esempio, non Ferdinand von Zeppelin, inventore del dirigibile e al contempo ufficiale di carriera e quindi forgiato dalla disciplina militare tedesca, non il marciatore Silla Del Sole, se non forse per il nome, e nemmeno Tolkien, non più stravagante della media degli scrittori inglesi del suo tempo. Il vero eccentrico è lui, Alvi, rara figura di economista e letterato, di provinciale ed esotista, di conservatore e utopista. Oggi di fare l'economista sembra essersi stancato, di fare il giornalista pure: ricordo formidabili articoli apparsi miracolosamente su Repubblica (magari solo perché in quella redazione non erano in grado di coglierne i riferimenti culturali) e ricordo volumoni pubblicati da Marsilio dove si dichiarava a favore del servizio militare obbligatorio e della pena di morte, oltre che contrario ai grattacieli, a internet, all'immigrazione, ai diritti civili, alla democrazia così come la si intende. Roba da linciaggio, se i volumoni (penso a Il capitalismo. Verso l'ideale cinese e ancor più a La Confederazione italiana. Diario di vita tripartita ) non fossero scritti in una prosa raffinatissima ed eruditissima perciò incomprensibile ai censori abituati alla logica binaria dell'ideologia.

Dai volumoni Marsilio si insinua in questo volumetto Adelphi l'antistatalismo. Dell'artista francese Yves Klein scrive: «Abbandonò, sanamente, la scuola, disgustato dai libri di testo». Dello scrittore americano Howard Phillips Lovecraft segnala il rifiuto a «quel mutilante addestramento alle ovvietà, che è la scuola». Del poeta austriaco Georg Trakl racconta: «Nel 1905 fu bocciato; latino, greco, matematica. Si era accorto che la scuola era quello che è: nociva e pubblica noia». Lo stato tassatore non gli ispira maggiore simpatia dello stato pedagogo e quando scrive del regista Mario Bava ricorda, con compiacimento, che nel film Diabolik oltre a spogliare la statuaria Marisa Mell «fa saltare per aria tutte le sedi del fisco».

Certe vite di Eccentrici sono talmente belle da sembrare favole: il pugile campione dei pesi massimi che a fine carriera anziché barcollare suonato tenne una conferenza su Shakespeare a Yale, il futuro gastronomo a cui, neonato, la balia fece mangiare un cuore di rondine ancora caldo, l'artista di avanguardia, aduso ai soggetti erotici, devotissimo a Santa Rita... Eppure sono vere, anche se spesso si vorrebbe saperne di più. Per esempio: com'è che Yves Klein nel 1954 finì a Madrid ad addestrare i paracadutisti di Franco? Sarebbe come se oggi Jeff Koons istruisse gli elicotteristi russi in Siria... Internet non mi assiste e Alvi non si degna di allegare la bibliografia, abbandonando il lettore alle sue domande. Uno dei biografati più evidentemente anormali si chiama Henry-Alexandre Legrand, erotomane pazzo, autore di 45 quaderni per un totale di 15mila pagine crittografate, una lingua incomprensibile che qualcuno poco meno maniaco di lui si impegnò a decifrare: ne sortì la storia di un eccezionale ménage à dix iniziato a Parigi nel lontano 1839. Legrand era l'unico uomo di un harem-gineceo composto da nove donne, fra cui una duchessa, quasi tutte bisessuali. Qualcuno in Italia ha mai letto questi quaderni? Alvi mi ha ingolosito invano?

Una volta si diceva che Mina grazie alla sua voce avrebbe potuto cantare qualsiasi testo, anche l'elenco del

telefono. Analogamente Geminello Alvi grazie alla sua prosa potrebbe raccontare qualsiasi vita, anche quella di un uomo del 2015 inebetito dallo smartphone. Se non si fosse consacrato, per fortuna, a una superba inattualità.

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