Current, la tv con il record di antiberlusconismo

Il santorismo satellitare o, se volete, il reportismo in scala minore, versione YouTube, oppure, se davvero si vuole, un po’ di Michael Moore de noantri con accenni di travaglismo, tendenza Il Fatto. Non sarà la Rai, non saranno le ammiraglie del talk show dissidente dei vari Santoro e Floris e Annunziata, perché qui si va nella nicchia dei nanoshare, ma per quanto di nicchia e naniforme il canale, Current tv, si è scavato un suo target, lontano per molti zeri di share da quello dell’antiberlusconismo nazional-popolare dei tribuni Rai, ma ugualmente arrabbiato e incallito. Se però volete farli imbestialire ditegli che la loro è come la tv del Pd, oppure che è la tv dei Democratici americani, oppure che è la tv di Al Gore: comunque la mettiate se la prenderanno a morte. La loro tv, risponderanno da Current, non c’entra nulla coi partiti, meno che mai col Pd di Bersani, sì è vero c’entra con Al Gore, già candidato alla presidenza Usa nel 2000 battuto da Bush jr, ma solo perché lui ci mette i soldi. Independent information, ecco la formuletta che invece li fa gongolare, citizen journalism, eccone un’altra.
Se l’accostamento della tv fondata dall’ex vice di Clinton (sbarcata in Italia un anno e mezzo fa, canale 130 di Sky) con il centrosinistra italiano nasce così spontaneamente, un motivo ci dev’essere. Quando è arrivata YouDem, la tv del Pd, le menti democratiche hanno subito promosso il paragone con Current tv, la nostra sarà «una tv fatta dalla gente, anche col videofonino», disse Walter Verini braccio destro di Veltroni, una tv, insomma, come Current tv. «Ci risiamo - si inalberò sul suo blog il general manager di Current Italia, Tommaso Tessarolo -. Capisco che fa probabilmente tanto comodo questo accostamento agli strateghi del Pd ma la verità, talmente chiara e lampante da essere chiara anche a un bambino di quinta elementare, è che Current con i progetti tv del Pd (YouDem e RedTv) non c’entra un benemerito! Trovo l’accostamento insultante». Come si diceva, il segreto sta nella cosiddetta independent information. «Ad oggi, vanguard journalism, film indipendenti e storie senza censura costituiscono la principale offerta del canale italiano della piattaforma globale fondata da Al Gore», scrive orgogliosamente l’azienda, controllata al 100% dalla capogruppo americana, proprietà a sua volta di Al Gore e dell’imprenditore e avvocato Joel Hyatt.
L’inghippo è tutto qui. Il modello internet, del contenuto autogenerato, «dal basso», più che democratico rischia di essere demagogico. Le cosiddette «produzioni indipendenti e d’inchiesta» si affidano a quello che il mercato «indipendente» sa offrire, di solito sempre e solo a senso unico. Esempio: il docufilm su Berlusconi, Citizen Berlusconi, un bell’esempio di giornalismo investigativo, ma anche un bell’esempio di giornalismo di parte.
Un’inchiesta sugli affari delle coop rosse e sul patrimonio immobiliare dell’ex Pci? «Sarebbe bello, ma nessuno ce la propone», rispondono dalla tv di Al Gore. Ed è certamente così, viste le differenze antropologiche tra il popolo di centrodestra e quello - più militante e attivo - di sinistra. Il comune senso del pudore antiberlusconiano pervade la cosiddetta independent information, sul web o su Current tv, che al web si ispira, senza troppi slanci di originalità malgrado le buone intenzioni. Certo, è più facile trasmettere in anteprima il trailer di Videocracy di Erik Gandini che le altre tv hanno rifiutato. Oppure trovare un filmaker che faccia citizen journalism su L’Onda Gelmini, documentario anti-ministeriale trasmesso qualche mese fa dalla tv democratica di Al Gore in Italia, oppure Berlusconi: l’Affaire Mondadori. Oppure sulla «falsa attivazione del termovalorizzatore di Acerra», solita prova che il governo farebbe come pinocchio, ma non c’è niente di più originale da dire su camorra/politica/rifiuti? Oppure la trita e ritrita inchiesta sulle veline e sulle ragazze che cercano facile notorietà con le chiappe, modello tv berlusconiana, con il solito Gandini in prima fila. Anche Padre Pio Spa, gli affari intorno al culto del sacerdote pugliese, non è che sia una grande novità censurata dal regime, così come le varie inchieste sul sesso e sul porno, pretesto furbetto (vecchio come il cucco) per accendere un po’ di luci rosse.

È vero che sull’altro fronte c’è un documentario molto critico su Chavez, mai mandato in onda dalla Rai, però per il resto Current non si spinge molto oltre. «Una rete d’informazione democratica, indipendente, lontana dai monopoli televisivi e senza censure», è la mission indicata dall’ecologista Al Gore. Ma siamo sicuri che sia proprio questa la independent information?

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