Silvia Marchetti
da Roma
Sul caso Unipol Massimo DAlema non si è ancora tolto tutti i sassolini dalle scarpe. Il suo amico Giovanni Consorte ha ricevuto il via libera dalle autorità di vigilanza - la Bnl ormai è di Unipol - ma la polemica estiva ancora tiene banco. Lepopea della questione morale, le accuse di commistione lanciate dalla Margherita ai Ds, lo scontro tra parvenu e il salotto buono della finanza sono sempre uno dei piatti preferiti da DAlema. Da Firenze, parlando ai giovani dellassociazione «Progetto Città», il presidente dei Ds ha nuovamente difeso loperazione Unipol. Ma questa volta si è spinto oltre, fino a criticare gli avversari di Consorte nellOpa Bnl, ossia gli attuali vertici dellistituto romano. «La Bnl era una banca gestita piuttosto male, con risultati magri e in cerca di un futuro» ha sentenziato DAlema. In pratica, una banca in attesa di un salvataggio estremo. Il Cavaliere bianco? Unipol.
Il bersaglio della frecciata dalemiana è ovviamente il patron della Bnl, Luigi Abete. Ex-presidente di Confindustria, socio dei «perdenti» (ossia degli spagnoli del Banco Bilbao) ma soprattutto uomo da sempre vicinissimo a Romano Prodi. Sin dallinizio della battaglia finanziaria, il leader dei Ds ha creduto che Abete e gli spagnoli fossero destinati a soccombere. «Si è aperta una competizione e sono state presentate due offerte con pari dignità - continua DAlema - da un importante gruppo bancario spagnolo e da Unipol, che è una società quotata in Borsa. A decidere è il mercato, come è giusto che sia». Il mercato, dunque, senza nessuna forzatura, avrebbe così scelto le coop rosse: «Ha vinto Unipol perché lofferta degli spagnoli era carta contro carta mentre Unipol offriva denaro». DAlema ribadisce che il suo partito non ha mai appoggiato loffensiva di Consorte e che non esiste nessuna questione morale. Ma certamente difende la scalata a opera di Unipol mettendo in luce le ombre dellattuale azionariato Bnl: «Ci sono grandi aziende per le quali si può porre un problema di governance. È un tema reale, politico e non morale».
La sortita di DAlema è lultimo atto di un duello verbale che da mesi lo contrappone ad Abete. Quando lesito dellOpa era ancora incerto, il presidente della Bnl aveva più volte bacchettato il presidente della Quercia per il suo appoggio a Consorte. A Opa non conclusa, per Abete era meglio che DAlema non facesse «il tifo». E poi, agli occhi del patron Bnl loperato di Consorte non è mai stato trasparente. Nellintervista a Repubblica, aveva infatti puntato il dito sui legami dellad di Unipol con i «concertisti» delle operazioni Antonveneta e Rcs. Accusando inoltre i Ds di «un eccesso di autodifesa incomprensibile». Mentre la Quercia - attraverso lUnità - si scagliava contro il salotto buono (Abete, Della Valle, Montezemolo) che inieme a Rutelli tramava per ostacolare lavanzata dei «nuovi» finanzieri.
Ieri Consorte alluscita dal colloquio con i giudici del tribunale di Roma ha anticipato cosa pensa di fare sulla governance di Bnl e sul progetto industriale: «Il nuovo ad di Bnl? Non lo so, vedremo. La prima cosa da fare è andare in un'azienda e capire come è fatta quella azienda. Se no, è solo arroganza. Chi dice: Vado a fare il lanzichenecco è uno stupido». Lad di Unipol difende così a spada tratta loperazione, ribadisce di aver fatto lOpa per entrare tra i grandi del settore bancario «e per restarci». In questo progetto Consorte sa di poter contare sullappoggio della Quercia.
Diversa la posizione dellUnione nel suo complesso e di Romano Prodi in particolare. Il Professore ha sempre cercato di restare dietro le quinte della vicenda, mandando avanti i suoi fidi.
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