Dall’Irak a Pechino, la sfida del canottiere soldato

Si è allenato tra uno scontro e l’altro nel deserto di Bassora. Ed è riuscito a qualificarsi per le Olimpiadi

A tanti compagni è costata la vita, al capitano Alastair Heathcote la guerra irachena ha regalato una nuova giovinezza, una forma da campione e una qualificazione per le olimpiadi di Pechino. La rigenerazione di questo asso del remo inglese in lizza a Pechino per una medaglia olimpica nell’otto di canottaggio inizia sette anni fa quando dopo una prima breve carriera si ritrova fuori dalla nazionale e abbandona il remo per il fucile. Dopo le non facili selezioni alla scuola per ufficiali di Sandhurst si ritrova prima in Bosnia e poi in Irak.
La seconda missione si trasforma presto in un’inattesa rinascita. Alastair arriva a Bassora nei difficili mesi del 2004 quando l’intero sud dell’Irak è in rivolta contro gli americani e i loro alleati. Per settimane Alastair ed i suoi uomini non riescono neppure a completare le più semplici missioni di pattugliamento. Bersagliato dagli attacchi degli insorti, il plotone di Alastair è costretto all’interno dell’accampamento. In quell’assedio di noia e desolazione si risveglia la vecchia passione. Mentre i suoi colleghi tirano su pesi in una diroccata palestra sgretolata dai colpi di mortaio, Alastair si fa spedire un vogatore rimasto a far ruggine in un’altra base. Nonostante i cinquanta gradi all’ombra, la pioggia di granate, i turni di servizio che gli cambiano la notte e il giorno, il capitano Alastair Heathcote non molla. Parcheggia la sua macchina da muscoli tra due palizzate di cemento armato e sfrutta ogni momento libero per inseguire la vecchia forma. Alle tre di notte i suoi soldati di ritorno dalle pattuglie lo trovano piegato sui remi con accanto radio, mitragliatore e il giubbotto antiproiettile. Un po’ di mesi di quella monotonia bastano per risvegliare i muscoli del campione.
Quando rientra nel Dorset per seguire un corso alla scuola carristi, la sorte gli da una mano. Robin Bourn Taylor, un giovane ufficiale reduce dalle Olimpiadi di Atene del 2004 e deciso a riqualificarsi per Pechino gli chiede di allenarlo. La nuova carriera di allenatore fa capire ad Alastair di esser più in forma del proprio allievo. E così i due si conquistano assieme la qualificazione nell’otto con. A quel punto inizia il difficile. Segregato nel centro di allenamento di Caversham, il capitano quasi rimpiange il fiato rovente del deserto di Bassora e le tempeste di sabbia che bloccavano il carrello del suo vogatore di guerra. «Ormai mi hanno costretto ad una vita da eremita, mi fanno allenare quattro volte al giorno e nel tempo che resta non fanno altro che darmi da mangiare», si lamenta il capitano considerato, con il suo metro e novanta di altezza, il più magrolino dell’equipaggio. A render più difficile l’isolamento contribuiscono le brutte notizie in arrivo dall’Irak dove i vecchi compagni continuano a morire.
Ma la rinascita della Fenice Alastair Heathcote è ormai raggiunta. Ora bisogna cercar di conquistare un podio. E l’otto inglese dopo il bronzo ai mondiali dello scorso anno punta deciso all’oro. Poi quando anche le insperate Olimpiadi saranno un ricordo bisognerà costruirsi un nuovo futuro.

«Dopo i giochi gli equipaggi verranno congedati e io dovrò di nuovo decidere cosa fare nella mia vita. Per ora l’unica certezza è quella di una lunghissima vacanza. Dopo quattro anni passati a vogare voglio dei mesi in cui non far altro che viaggiare».

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