Delitto di Sanremo, lutto per Maria Ai funerali cartelli contro i giudici

Sul sagrato della chiesa lacrime, rabbia e parole di fuoco verso Luca Delfino, ma anche nei riguardi dei giudici che non sono stati capaci di bloccarlo in tempo

nostro inviato a Vallecrosia (Imperia)
«Se era la figlia di un uomo di legge, le maniche larghe delle toghe si stringevano. I giudici hanno il coltello dalla parte del manico, proprio come Delfino». Sul sagrato della piccola chiesa di San Rocco tre lenzuoli bianchi dipingono tutto lo sdegno della comunità di Vallecrosia contro quei magistrati che non se la sono sentita l’anno scorso di arrestare Luca Delfino, unico indagato per l’omicidio di Luciana Biggi. Forse oggi Maria Antonietta Multari sarebbe ancora viva. È questa straziante convinzione che non dà pace al papà e alla mamma della ragazza massacrata con 40 coltellate dall’ex fidanzato venerdì scorso. Rocco e Maria Multari sembrano quasi schiacciati dal dolore mentre, appoggiati l’uno all’altro, accompagnano il feretro della figlia in chiesa.
Insieme a loro c’è tutta la comunità di San Rocco: duemila persone che ieri pomeriggio hanno deciso di stringersi attorno alla famiglia per i funerali della giovane che lavorava come commessa in una boutique di Vallecrosia dove era conosciuta e apprezzata per la sua semplicità. Tutti i negozi sono chiusi in paese, la vita per un giorno si ferma in questo piccolo centro balzato improvvisamente agli onori della cronaca. Accanto ai due genitori ci sono i parenti, gli amici, i colleghi di lavoro ma anche semplici conoscenti di Maria Antonietta. Durante la funzione officiata da monsignor Francesco Palmero e dal parroco don Umberto Collecchia, la mamma della vittima viene soccorsa più volte dai volontari della Protezione civile e della Croce Azzurra perché l’angoscia è un peso troppo grande da sopportare. Né valgono a consolarla le parole del parroco che legge una lettera di solidarietà da parte del vescovo di Ventimiglia Alberto Maria Careggio.
Il vescovo chiede ai fedeli raccolti in chiesa di pregare sia per la ragazza sia per il suo assassino. Poi, nel silenzio rotto solo dalle lacrime dei famigliari, prende la parola don Umberto: «Le ferite di una morte così assurda e crudele non si potranno mai rimarginare». Ma il presule va oltre e punta il dito contro «queste leggi che non funzionano, contro queste responsabilità non affrontate con coscienza». Don Collecchia rivolge un duro monito allo Stato «perché è un diritto di tutti avere una vita sociale migliore. La preghiera è che si faccia sempre la volontà di Dio perché dal rispetto della legge del Signore, quindi dai dieci Comandamenti, potremmo imparare a rispettare e avere leggi sempre più giuste. Ci impegniamo a pregare per questo come la madre mi ha chiesto». L’uscita della bara dalla chiesa viene accompagnata da un applauso interminabile. Accanto al sindaco di Vallecrosia, Silvano Croese, non sfugge la presenza dell’europarlamentare della Lega Nord, Mario Borghezio. Da lui partono gli strali più pesanti contro i magistrati e non solo. «Oggi - tuona Borghezio all’uscita della chiesa - sarebbe stata necessaria una rappresentanza dello Stato, per chiedere scusa in ginocchio ai genitori della ragazza. C’è in Italia una situazione di buonismo idiota, colpevole e drammaticamente responsabile di tutto questo».
L’europarlamentare del Carroccio ricorda che il suo partito ha offerto alla famiglia della giovane vittima una tutela legale, perché venga fatta giustizia: «Il ministro Clemente Mastella ha già dichiarato che chiedere le carte e i documenti sono atti dovuti, ma poi queste vicende purtroppo nella maggior parte dei casi si chiudono dando sempre ragione ai magistrati».

Di fronte alla chiesa di San Rocco uno striscione si scaglia contro «i giudici e i genitori di quel mostro». Intanto venerdì prossimo, a distanza di una settimana dal delitto, i colleghi di lavoro di Maria Antonietta organizzeranno una fiaccolata per ricordarla.

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