Dell’Acqua, ovvero la femminilità di vestirsi da uomo

Laura Biagiotti mette la maglieria sull’olimpionico di slittino Zoeggeler, geometrie e tinte forti per Krizia

Dell’Acqua, ovvero la femminilità di vestirsi da uomo

Paola Bulbarelli

da Milano

Sensuale e femminile come solo lui la sa fare. Snaturata e rimodificata attraverso materiali, dettagli forme. Alessandro Dell’Acqua prende la lingerie, un suo classico, e la fa diventare techno. È lì la fonte d’ispirazione e da lì prendono spunto quasi tutti i capi della collezione. È forte la traccia conturbante, per fortuna. Una sensualità, ed è il leitmotiv della maggior parte delle collezioni per il prossimo inverno, che parte dalla misteriosa simbiosi di giocare con i capi di lui. È sexy una donna vestita da uomo o che, per lo meno, ne carpisce certi pezzi che, addosso a lei, diventano vezzosi. L’aspetto maschile qui finisce in cappotti couture sartoriali e avvolgenti capaci di cambiare faccia e consistenza attraverso l’uso di materiali tecnici del mondo dello sport; ma nascondono al loro interno un’anima gentile fatta di fodere in chiffon e pizzo che rende tutto leggiadro.
Come, a esempio, la pelliccia laserata effetto trine. La maglieria è protagonista assoluta, anche se a volte nascosta e mimetizzata da effetti doppi creati con il mohair traforato e macramé geometrici che simulano scollature «sfacciate» arricchite da pizzi bicolore carne e nero. E la maglieria, come ovvio, è il pezzo forte anche di Laura Biagiotti che porta in passerella il primo oro olimpico di Torino, Armin Zoeggeler, oltre a una quantità di cashmere inenarrabile. Lungo, corto, lucido, opaco, tricottato, mano pelliccia, con le frange, illuminato da lamé. Quasi sempre bianco virato fino al beige. «Il potere delle donne è la femminilità - dice la stilista romana -, dobbiamo inventarci l’armadio come se fosse una piccola galleria». E si riferisce a certi abiti in seta e velluto a disegni dadaisti. Anche alcuni pezzi di Krizia parevano presi da certi artisti futuristi: disegni geometrici e tinte forti sono finiti in certi tailleur dalla forma a vespa. E c’è arte pure negli obi-scultura in rigida plastica rossa e nei bottoni ripresi da Gnoli. Interessanti i materiali: dal pitone affumicato al mouflon cotto. Non conosce rigidezze Amuleti J che va a cogliere il romanticismo dei primi del ‘900. Anche qui certe giacche sono di foggia maschile ma sono tali i dettagli di nastri, di chiffon, di intarsi, di pizzi che il lato femminile non è mai in discussione.

Figurarsi se poi non è l’apoteosi della femminilità una pelliccia. Per Solleciti si traduce in cappottini in capretta stampa giraffa o in breit con cinture di velluto a fiocco ma anche in sofisticati ricami che impreziosiscono le pellicce.

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