È «derby d’Italia» anche per i debiti: i due terzi della A

È il derby d’Italia non solo perché così lo battezzò Gianni Brera buonanima, ma anche per i debiti che si portano appresso Juventus e Inter con gestioni in rosso fisso, caratterizzate da uscite platealmente superiori alle entrate. Alla faccia non solo del fair-play finanziario, ma anche di una corretta amministrazione. I dati sono drammatici. La società bianconera ha chiuso l’ultimo esercizio finanziario con una perdita di 95,4 milioni, quella nerazzurra s’è fermata a 86,8: in totale fanno 182,2 milioni, i due/terzi di tutta la Serie A che nello stesso periodo ha accumulato un deficit di 284,7 milioni. L’altro terzo, per la cronaca, è legato quasi interamente alle perdite di Milan e Roma. Come a dire che le grandi, nonostante i fatturati di maggiore entità, sono quasi fisiologicamente costrette a indebitarsi per rincorrere scudetti, coppe e scoperti in banca. E’ il gatto che si morde la coda.
La Juventus è in fase di rilancio, ha raggiunto la finale di Coppa Italia e si trova sulla scia del Milan in campionato, con 2-3 ritocchi può rientrare fra le migliori 8 squadre d’Europa. Ma la finanza resta allegra. Gli azionisti hanno dato fondo a ogni risorsa per coprire le perdite con l'uso totale delle riserve del patrimonio netto (70,3 milioni), l'azzeramento del capitale sociale (20,2 milioni) e il parziale utilizzo della riserva sovrapprezzo azioni (4,9 milioni). La Exor, che possiede il 60% delle azioni bianconere, ha sborsato oltre 80 milioni, di cui 9 in conto alla ex finanziaria di Gheddafi, per garantire la continuità aziendale. E i tifosi-azionisti non sono stati da meno dimostrando un attaccamento tangibile alla causa. Ma non è finita. A breve la Exor sarà chiamata a sottoscrivere un nuovo aumento di capitale per pareggiare le perdite che, nell’ultima semestrale, sono state superiori ai 30 milioni. Del genere, impossibile andare avanti così. Da questo momento il management dovrà lavorare sodo per evitare errori in fase di mercato e arrivare a quell’autofinanziamento che rappresentava il valore aggiunto del ciclo legato a Giraudo e Moggi. Sotto la loro guida la Juventus ha ripianato un passivo di 74 miliardi di lire e non ha mai fatto ricorso al mecenatismo dei fratelli Agnelli.
Nell’Inter la situazione è diversa. Tocca a Massimo Moratti, e a lui solo, mettere mani al portafogli per ripianare il bilancio in caduta libera. E la cosa non è di poco conto tenuto conto dei 1.150 milioni sborsati nel corso della ultradecennale presidenza e dei problemi contingenti della Saras, la raffineria di famiglia che non riesce più a produrre utili, anzi è in perdita secca da alcuni trimestri. Se a questo aggiungete che la squadra è in gran parte da rifare ed è fuori dalla Champions League, vi renderete conto di come siano nebulose le prospettive della Beneamata. I tifosi invocano acquisti a iosa. Ma forse non sanno, o fanno finta di ignorare, che dal 1995 al 2006 la società nerazzurra ha accusato perdite per 661 milioni e che la situazione è peggiorata nel periodo successivo con quasi 500 milioni di rosso. Le cessioni di Eto’o e Thiago Motta, tanto per rifarci agli ultimi addii più illustri e chiacchierati, hanno prodotto importanti plusvalenze, ma sono riuscite solo a tamponare uno scoperto che si preannuncia a fine stagione sugli 80 milioni. Per la società elvetica Swiss Ramble sarà di 88 milioni. Ecco perché Moratti, sostenuto da Tronchetti Provera, è alla ricerca di partner che intervengano non solo nello sponsoring ma anche nell’azionariato.
Lo spread, tanto per usare in senso lato un termine di moda in campo economico-politico, è forte su entrambi i versanti.

Ma la Juventus vanta prospettive molto più rosee dell’Inter per tre motivi fondamentali: la squadra in via di ricostruzione, la qualificazione in Champions League e il nuovo stadio. In soldoni un vantaggio di almeno 250 milioni.

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