Quel "Desiderio irresistibile" di spegnere la tv

Ho visto su Netflix il film più brutto di tutti i tempi: Addicted - Desiderio irresistibile. E indagando vengo a sapere che l'"opera", programmata soltanto ora in Italia, è del 2014, quando Barack Obama era presidente degli Stati Uniti.

Quel "Desiderio irresistibile" di spegnere la tv

Ho visto su Netflix il film più brutto di tutti i tempi: Addicted - Desiderio irresistibile. E indagando vengo a sapere che l'«opera», programmata soltanto ora in Italia, è del 2014, quando Barack Obama era presidente degli Stati Uniti. In effetti l'estetica è proprio quella espressa da lui e dalla moglie Michelle, bella, patinata, elegante e attraente.

Modellata sul profilo dell'ex first lady è la protagonista Zoe che veste benissimo, lavora in un'agenzia creativa che come tutte le agenzie creative non si capisce bene che cosa faccia, ha un marito fighissimo, palestrato, architetto di interni, due figli (il maschietto però proprio bruttino, un minimo di imperfezione umanizza anche l'Obama Style), una casa di gran gusto. Tutto perfetto: famiglia, denaro, posizione sociale, felicità. Non fosse per un problema che la tormenta, poverina. Zoe ha bisogno di sesso, sempre e comunque, non le bastano le ottime prestazioni dell'aitante marito, ne vuole ancora e questa sua dipendenza scatena una serie di guai inenarrabili. Tutto attorno a lei va in rovina, lavoro, famiglia, salute e, soprattutto, innesca una irresistibile deriva nel comico, che non è neppure pecoreccio proprio perché vorrebbe essere sofisticato e di classe.

Avrebbero potuto almeno ricamare sul softcore, e invece niente, la Zoe mugola di piacere in inquadrature di taglio autoriale dove a farla da padrone è la lingerie di classe. Sconsigliabile ai maschi eterosessuali, poiché il raro indugiare della macchina da presa sui corpi si concentra su pettorali, bicipiti e glutei di bei ragazzi. Nei siti porno c'è una categoria, «female friendly», però il film è diretto da un uomo, Billie Woodruff, e si capisce. Non pensate insomma a uno Shame in tailleur e tacco 12, questa è solo una pessima commedia infarcita di luoghi comuni e profondamente misogina, dove la ninfomania è percepita come socialmente rovinosa se a praticarla è una donna, giovane e bella.

Ovviamente per le donne non è mai solo questione di sesso, così la nostra Zoe finisce per innamorarsi della sua esca prediletta, il pittore Quinton Canosa che parla con cadenza ispanica, dunque la eccita oltremodo. Qui il vero crimine (della sceneggiatura) è che questo imbrattatele, costoso ed esclusivo, è autore di quadri talmente brutti che non li vedi neppure più ai mercatini. E per una che capisce d'arte significa stare fuori dal mondo.

Sgamata di brutto dal paziente marito, segno che un briciolo d'orgoglio gli è rimasto, che cosa resta a Zoe per espiare, redimersi e provare a mettere le cose a posto? Andare in analisi e scoprire la profonda ragione del suo malessere, frequentare un gruppo di sessuofili malati come lei, messi in cerchio come gli

alcolisti anonimi, però talmente brutti che non si capisce come possano esercitare il loro sport preferito.

Il film è un'autentica boiata, e prende un voto bassissimo, nonostante la bellezza di Zoe interpretata da Sharon Leal.

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