DetroitIl prologo dellAuto Show di Detroit - che sarà aperto al pubblico da sabato sino a domenica 22 - si conclude di fatto oggi, con un convegno che porta nella Capitale del Michigan tanti big dellautomobile che espongono le ricette con cui gestiscono il settore (relatore di riguardo sarà Sergio Marchionne, capo di Fiat-Chrysler, sempre più sotto i riflettori negli States). Manager, temi trattati e la schiera di novità esposte negli stand del Cobo Center consentono, quindi, a Detroit di assumere a ragione veduta il titolo di capitale mondiale dellauto. Una nomination supportata dalle tendenze che emergono girando nellunico grande padiglione e dal fatto che il Salone di New Delhi, che chiude i battenti questa settimana, al momento ha ancora una levatura regionale e non internazionale. Ma va detto che è destinato ad assumerla nei prossimi anni, stando a quanto suggeriscono sia il locale andamento del settore automobilistico sia i debutti di modelli come la Ford EcoSport Concept basata sulla Fiesta e la Suzuki Ax Alpha che anticipa come sarà la futura Jimny, prefigurazioni di vetture destinate a essere vendute a breve termine in tutto il mondo.
Ma torniamo a concentrarci sul primo vero Salone del 2012, che perde ancora più rispetto agli ultimi anni la connotazione di esclusiva vetrina per tipiche e spesso irrazionali vetture a stelle strisce, mastodontici sport utility e mega light-truck, per diventare una rassegna in cui sfilano novità che si possono vendere tanto in America quanto in Europa o in qualsiasi altra parte del mondo. E che, per di più, mettono sotto i riflettori anche le filosofie che ispireranno lo sviluppo dellintero settore automobilistico. Che, in primo luogo, sfornerà tanti modelli frutto di strategie globali, tese a limitare i costi e a incrementare (nella maggiore parte dei casi) anche la qualità generale, ma anche a ridurre le distanze in termini dimensionali e di motorizzazioni tra vetture della medesima categoria, e spesso anche di uno stesso costruttore, prodotte in differenti parti del mondo. Esempi concreti di questa strategia sono tanto la Dodge Dart, prima vettura del ramo Usa del gruppo Fiat-Chrysler a utilizzare una piattaforma made in Italy insieme a nuovi motori a benzina che sfruttano la tecnologia Multiair di passaporto italiano, quanto la Ford Fusion che anticipa sia leuropea Mondeo edizione 2013, sebbene sia stata proprio la gestazione di questultima a ispirare quella della consanguinea dOltreatlantico, sia la Lincoln Mkz: terzo modello del brand americano di lusso dellOvale Blu, ma anche il primo di una filosofia che porterà questo marchio a sconfinare dai territori yankee grazie anche a dimensioni e motori che rientrano in parametri «universali».
Nonostante questa evoluzione a Detroit resistono, ovviamente, ancora alcune auto pensate e targate Usa come le muscle-car - dalla Ford Mustang Shelby ad alcune Chrysler-Jeep (alle serie delle «big» si aggiunge ora la Maserati Kubang, che sarà prodotta a Jefferson North) e General Motors - ma spuntano sempre più modelli sviluppati negli Stati Uniti sotto gli effetti di un downsizing generale che può metterli in diretta concorrenza con quelli europei e giapponesi persino nei loro territori, come testimonia la Buick Encore pronta a trasformarsi in un compatto Suv del Vecchio continente: la Opel Mokka.
Ma a Detroit, in questi giorni, affiora con vigore anche la voglia di rinascita dellindustria giapponese motivata non solo dalla volontà di reagire alla tragedia dello tsunami, ma soprattutto dalla consapevolezza che suggerisce dimprimere un nuovo corso a un filone che, da qualche tempo, sembra essere in crisi didee. Ecco allora in vetrina, da Tokio e dintorni, le sportive Nsx e Accord Coupé e il crossover Rdx di casa Honda, con lanticipazione della prossima Nissan Pathfinder, e modelli come lesclusiva Lexus Lf-Lc e la Toyota Ns4.
Una soluzione che apre il capitolo, di sicuro non meno importante dei precedenti, del rispetto ambientale che nel Michigan porta alla ribalta insieme a quanto sviluppato da Toyota anche le Mercedes Classe E400 ed E300 Hybrid che affiancano allunità elettrica, rispettivamente, un motore a benzina e uno turbodiesel per formare una famiglia in grado di soddisfare le esigenze di ogni parte del mondo, oltre alla Xc60 plug-in mossa da un sistema formato da un motore a benzina e uno elettrico che permette a Volvo di raggiungere lo stesso obiettivo poiché si propone come alternativa allomonima V60 che utilizza invece un turbodiesel. Da Smart, invece, linteressante piccolo Pickup elettrico For Us.
Bmw schiera al Cobo, accanto al best seller Serie 3 e alla M5, lActiveHybrid5 e i concept i3 e i8. Mini a tutta sportività, poi, la Roadster.
È pensata principalmente per mercati come quello americano, dove il costo della benzina rimane ancora su livelli ragionevoli, la Volkswagen Jetta Hybrid, anche se da noi potrebbe arrivare nel corso di questanno. È esposta accanto alla show-car E-Bugster a propulsione elettrica, incarnazione di un affascinante Maggiolino con vesti da speedster a due posti.
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