Non si placano le tensioni tra la Polonia e la Bielorussia con Varsavia che dopo aver ordinato nei giorni scorsi un deciso rafforzamento del confine, con l'invio di 4mila truppe sul Bug e 6mila di riserva, ha oggi aumentato la guardia verso il Paese vicino e rivale. Il timore è in primo luogo quello di una possibile "guerra ibrida" lanciata da Minsk tramite lo scatenamento di una crisi migratoria di confine. Ma si temono anche possibili incursioni e sabotaggi alle infrastrutture militari da parte dei miliziani del gruppo Wagner che sono stanziati in Bielorussia. E la cui ritirata di cui parlavano fonti russe non è stata finora corroborata da altri osservatori.
Il fautore del rafforzamento del dispositivo militare polacco a Est, il ministro della Difesa Mariusz Blaszczak, ha visitato oggi a Jarylowka, nella Polonia orientale, le truppe inviate a presidiare il confine. "Gryf", ha detto Blaszczak, è il nome in codice dell'operazione con cui Varsavia vuole "sigillare i confini" con Minsk, "Rengaw" quella di costituzione di una task force operativa volta a compiti "di carattere addestrativo e di difesa" e di deterrenza verso Bielorussia e Russia. Tre i cardini indicati da Blaszczak per l'impegno dell'esercito polacco in loco: "scoraggiare l'aggressore, rafforzare il confine e garantire la sicurezza".
La tensione si alza e al confine saranno inviati anche elicotteri da combattimento per pattugliare il fronte più orientale della Nato. Non si tratta dell'unica mossa decisa dai "falchi" atlantici nei confronti di Minsk. Ieri anche la Lituania, come annunciato dalla premier Ingrida Simonyte, ha promosso il rafforzamento del confine meridionale che la separa dalla Bielorussia, chiudendo i punti d'accesso al Paese limitrofo di Sumsk e Tverecius e dunque mantenedo attivi solo i rimanenti quattro varchi di passaggio di confine.
Il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, silente nei giorni scorsi, è tornato a parlare ieri dicendo che "Dobbiamo parlare con i polacchi. Ho detto al premier di contattarli. Se lo vogliono, possiamo parlare e fare la pace. Siamo vicini ed è una cosa che non si può scegliere", ha aggiunto il leader di Minsk, paventando una possibile congiunzione tra l'atteggiamento assertivo di Varsavia e la volontà del PiS, il partito di governo di destra conservatrice del Paese, di alzare la tensione in vista del voto del 15 ottobre puntando sulla carta della minaccia russa e bielorussa. "Stanno cercando di alimentare le tensioni per dimostrare che è giusto il riarmo del Paese", ha aggiunto Lukashenko.
Forte e piccata la risposta di Varsavia. In prima linea il ministero degli esteri polacco, che ha definito "parole vuote" l'offerta di Lukashenko e della Bielorussia per bocca del sottosegretario Pavel Jablonski. Per il governo di Mateusz Morawiecki il fatto che l'offerta di Minsk "non contenga proposte" per una de-escalation basta e avanza a cassare l'offerta di confronto. Tutto questo mentre in Ucraina, Paese che la Polonia sostiene ardentemente, si continua a combattere con durezza nella sempre più stagnante controffensiva contro le forze russe.
Il fronte caldo della Nato, oggi, è vicino a quel limes un tempo tutto interno al blocco comunista e dove oggi la Polonia fa pressione per compensare ogni possibile iniziativa ibrida e di destabilizzazione, che nella sua ottica è funzionale a deviare risorse che potrebbero essere invece impegnate a sostenere l'Ucraina. A Varsavia e Minsk il compito di governare un contesto assai liquido e mutevole dove un incidente rischioso può essere sempre dietro l'angolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.