Ignazio Mormino
Ma è poi vero che molti bambini sono disattenti? E, fatto ancor più strano, che questa disattenzione debba essere curata con gli psicofarmaci?
Cinquanta intellettuali italiani, affiancati da noti esponenti del mondo dello spettacolo (Claudio Abbado, Sofia Loren, Virna Lisi, Lina Wertmüller, Claudio Baglioni, Giorgio Faletti) non accettano questa «consecutio», anzi la combattono apertamente. Hanno inviato agli insegnanti di tutti i livelli un documento intitolato «Perché non accada anche in Italia», che spiega le ragioni del loro dissenso.
Ne parliamo col dottor Roberto Cestari, medico internista (sono in gran parte medici gli autori di questo documento), il quale ci illustra le ragioni di quella che definisce «una battaglia culturale». Come nasce questa battaglia?
«A Los Angeles, durante un congresso internazionale sui diritti umani, abbiamo incontrato i genitori di bambini morti per lassunzione di psicofarmaci. Parlando con loro abbiamo compreso lenormità del problema; abbiamo soprattutto avvertito il dovere di informare lopinione pubblica, scegliendo un canale privilegiato, quello scolastico, perché gli insegnanti hanno un contatto quotidiano cogli italiani più giovani e quindi possono correggere molti errori. Il documento è stato inviato a quattrocentomila docenti. Le prime risposte che abbiamo ricevuto sono molto positive». Veniamo al cuore del problema. Dice Cestari: «Un bambino, o un ragazzo disattento, distratto, strafottente non è un bambino malato. La scienza ha bisogno di dati oggettivi, non di opinioni. Allora serve scoprire le cause del suo comportamento e agire di conseguenza. La somministrazione di psicofarmaci (utilissima in un ristretto numero di casi) cura solo il sintomo senza nemmeno tentare di scoprire le cause».
In sostanza i firmatari del documento «Perché non accada anche in Italia» sostengono che è illecito definire patologico un comportamento tutto sommato spiegabile e soprattutto che è aberrante passare a una terapia farmacologica prima di conoscere le cause (psicologiche o psicosomatiche) che portano alla disattenzione. Il dottor Cestari in particolare tiene a precisare: «La nostra campagna non è contro gli psicofarmaci, ma contro lapprossimazione, la superficialità. Vogliamo invitare tutti (genitori, insegnanti, medici generici, specialisti) ad approfondire prima di decidere, insomma a ragionare di più».
Ci sono infatti casi estremi di «fanatici» i quali propongono di fare dei test in tutte le scuole italiane per identificare bambini (o ragazzi) affetti da quelli che in Usa si chiama sindrome Adhd, che potremmo tradurre con deficit dattenzione e iperattività.
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