Discesa negli inferi dell’animo umano

A Palazzo Reale l’antologica del pittore che più di ogni altro ha indagato i tormenti esistenziali del Novecento

È forse la mostra più attesa della stagione, l’antologica di Francis Bacon che si inaugura domani a Palazzo Reale (fino al 29 giugno), una sorta di omaggio e di anticipo alla grande retrospettiva che la Tate di Londra organizzerà il prossimo anno per il centenario della nascita del grande artista inglese.
Promossa dal Comune di Milano e da Skira editore, l’esposizione, curata dal professor Rudy Chiappini, è per la nostra città una novità quasi assoluta: «Erano quindici anni che Bacon era assente dall’Italia, e nel capoluogo lombardo non era mai stato presentato in una sede museale, ma sempre e solo in gallerie private». Il professor Chiappini è lo studioso che, in qualità di direttore del Museo d’arte moderna di Lugano, curò nel 1993 la prima rassegna postuma dedicata al pittore.
In una delle prime sale è stato riprodotto fotograficamente, in modo assolutamente fedele all’originale, l’atelier di Bacon al numero 7 di Reece Mews, South Kensington, dove Bacon visse dal 1962 fino in pratica alla morte, avvenuta a Madrid nel 1992. Uno studio dove erano assemblati colori e tele, fotografie e oggetti, libri, carte, schizzi e appunti, una vera e propria officina creativa all’insegna della sregolatezza artistica, in assoluto contrasto con l’ordine della stanza accanto, un unicum che comprendeva camera da letto, cucina e bagno... Per quanto molto ricco e famoso a partire dagli anni Cinquanta, il pittore conservò infatti uno stile di vita quasi monacale.
L’esposizione presenta le fasi salienti della ricerca pittorica di Bacon e lo fa attraverso quadri provenienti dai più importanti musei e collezioni private di tutto il mondo. Sono circa sessanta le opere pressoché inedite per il pubblico italiano per un totale di ottanta dipinti. Si parte dai primissimi lavori degli anni Trenta, rappresentazione del percorso di un giovane artista ancora alla ricerca di un linguaggio personale, ma già attratto dalla deformazione e dall’ambiguità delle figure riprodotte, e si arriva fino agli ultimi grandi trittici, lì dove il tormento esistenziale si stempera in una sofferta serenità.
Nato a Dublino, ma da genitori inglesi, un padre ex ufficiale nella guerra anglo-boera e poi allevatore di cavalli da corsa, con una moglie molto più giovane e di famiglia facoltosa, l’infanzia di Bacon fu minata dalla «diversità». L’asma di cui soffrì fin da bambino fu vista dal padre come la prova di una inadeguatezza fisica e l’inclinazione omosessuale, in una Inghilterra vittoriana che considerava la «pederastia» alla stregua di un delitto, la conferma di un carattere debole e vizioso. Il ragazzo fu scacciato di casa.
Bacon cominciò ad affermarsi sulla scena internazionale soltanto dopo la Seconda guerra mondiale, allorché i suoi Studi di figura e le serie di Teste richiamarono l’attenzione della critica più avvertita. Cominciò allora quel susseguirsi di figure incorporee e spettrali e poi massicciamente deformi, anonime e oscure grazie alle quali si configurava una sorta di discesa negli inferi dell’animo umano, le sue debolezze, le sue miserie.

I quadri dell’ultimo periodo vedranno il carattere furioso e visionario dei decenni precedenti temperarsi, farsi meno passionale e appassionato, più realistico e lucido. Oggi Francis Bacon è considerato l’ultimo dei grandi maestri del Novecento.
Francis Bacon
Palazzo Reale
Da domani fino al 29 giugno
Info: 0280509362

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