Dodici ore di tempesta per battere la Manica

Gli «Italian Dolphins» ce l'hanno fatta. Le acque della Manica hanno provato a impedire l’impresa, ma dopo oltre 12 ore di tormenti i quattro milanesi hanno raggiunto la costa francese. A nuoto.
Walter D'Angelo, Alessandro Orlandi, Clemente Manzo e Daniele Salamone erano volati in Inghilterra il 29 agosto. La Channel Swimming Association aveva fissato la partenza della loro traversata tra il 5 e il 10 settembre. Ma il meteo birichino stava mandando tutto all'aria. «Il via libera doveva arrivare dal barcaiolo che ci seguiva con il giudice di gara. Ma il mare era in tempesta e non potevamo scendere in acqua, se non per allenarci su corte distanze», racconta D'Angelo, il veterano del gruppo.
La mattina del 9 settembre, finalmente, arriva l'ok. «Quasi non ci speravamo più. Siamo andati subito a Shakespeare beach, senza mangiare. Io ho fatto la prima frazione da un'ora», continua Walter. Poi il cambio e via di seguito. La staffetta di quasi 50 chilometri ha rischiato però d'interrompersi più volte.
«L'acqua era freddissima (16 gradi). Quando finivi il tuo turno, continuavi a tremare per oltre mezz'ora nonostante le tre felpe e i due cappucci addosso. Ma il vero tormento erano le onde alte un metro. Abbiamo sofferto tutti di nausea e per tutta la durata dell'impresa non siamo riusciti a mangiare o a bere. Un calvario».
Il peggio però è toccato a Clemente Manzo, quando in mezzo al Canale è stato attaccato da una medusa.
«Dalla barca abbiamo sentito un urlo di dolore - ricorda D'Angelo -. Mancavano ancora 15 minuti alla fine della sua frazione e per non annullare la traversata Clemente non poteva fermarsi. È stato bravo e coraggioso, ha continuato a nuotare ed è stato soccorso solo dopo».
Quando è calato il buio, sono nati altri problemi. «Gli altri non volevano più scendere in acqua. Non si vedeva nulla, nonostante il chiaro di luna. Per fortuna a poco più di un chilometro dalla Francia è ritoccato a me nuotare. Erano 15 anni che aspettavo questo momento».
La forte corrente per poco non ha mandato D'Angelo a sbattere contro gli scogli. Ma a sentirlo ne è valsa la pena. «L'emozione dell'arrivo è qualcosa d'indescrivibile. Resterà uno dei ricordi più belli della mia vita. Anche se per poco non mi schianto (ride). E per due giorni buoni nessuno di noi è riuscito a dormire. Vedevamo ballare le pareti dell'hotel dopo ore e ore in balia delle onde».
Per D'Angelo, che a fine anni Novanta era stato bloccato dal maltempo prima della traversata della Manica in solitaria, è stata una bella rivincita. Ma per un maratoneta ogni arrivo implica una nuova partenza.
«Ci stavo pensando proprio stamattina. Con i ragazzi stiamo ragionando su qualche altra impresa: lo stretto di Gibilterra potrebbe essere la nostra prossima meta». In cantiere ci sono anche imprese da «single».

«L'ho già detto: voglio battere il record di dieci traversate avanti e indietro dello Stretto di Messina. E poi magari sfidare ancora la Manica…».
Un bel regalo per i 50 anni alle porte. Alla faccia di chi sostiene che un atleta è finito prima dei 40 anni.

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