«Don Gius mi disse: il Cavaliere uomo della Provvidenza»

Francesco Cramer

da Milano

Berlusconi uomo mandato dalla Provvidenza. Don Giussani, fondatore di Comunione e liberazione, lo disse davvero oppure no? Come accade spesso quando il Cavaliere parla, c’è sempre qualcuno che rettifica, obietta, diffida. Cinque giorni fa Berlusconi scalda la platea al meeting di Rimini. Tra cori da stadio e applausi racconta un episodio: «Don Giussani ha avuto una parte importante nella decisione che assunsi nel 1993 - confessa l’ex premier rievocando il suo ingresso in politica -. Mi disse “Il destino ti ha fatto diventare l’uomo della Provvidenza”». A Rimini, ovazioni e battimani. Sui media, sarcasmo e ironia. C’è a chi la ricostruzione di Berlusconi non piace. Antonio Socci, per esempio, affonda la penna nel veleno e scrive: «L’uomo della Provvidenza? Casomai don Giussani avrebbe definito Berlusconi “uomo della previdenza” (il suo primo governo cadde proprio sulla riforma delle pensioni)». Come andò? Lo abbiamo chiesto a Marco Palmisano, ciellino doc, uno degli uomini più vicini a don Gius e tra i fondatori di Forza Italia.
Qualcuno mette in dubbio quanto raccontato dal Cavaliere al meeting. Lei fu una cinghia di trasmissione tra Cl e gli Azzurri e molto vicino al sacerdote di Desio. Berlusconi s’è fatto prendere la mano?
«Mi spiace per Socci, ma Berlusconi ha detto la verità. Io sono un testimone di un incontro tra i due. Don Giussani l’ha effettivamente definito “uomo mandato dalla Provvidenza”».
In che contesto lo disse?
«Lo ricordo come se fosse ieri. Era il settembre del 1993. Ho accompagnato personalmente Berlusconi da don Giussani. I due si conoscevano da tempo e in quella occasione Berlusconi parlò dei suoi progetti politici. Al termine dell’incontro don Giussani mi disse “Caro Marco, Berlusconi è l’uomo che ci manda la Provvidenza. Dobbiamo seguirlo. Dillo a tutti gli amici”».
Socci obietta: «Difficile che il religioso abbia utilizzato una frase di mussoliniana memoria».
«Invece usò proprio quella formula. Berlusconi è molto leale e dice le cose come stanno, a prescindere dagli effetti che possono avere. Ha raccontato la verità su quell’episodio. Da quell’incontro del 1993 ci sono stati poi rapporti regolari tra Giorgio Vittadini, uno dei leader storici di Cl e fondatore della Compagnia delle opere, Giancarlo Cesana, leader laico di Cl e il Cavaliere».
L’amicizia tra Berlusconi e don Gius è ben più antica. A quando risale?
«Tra i due c’è sempre stato feeling e simpatia reciproca. Negli anni Settanta Berlusconi contattò direttamente don Gius chiedendo consulenze filosofiche e politiche. E lui gli mandò i responsabili della redazione culturale del movimento. C’erano uomini come Angelo Scola, Rocco Buttiglione, Roberto Formigoni».
Berlusconi aiutava Cielle?
«Eccome. Nel ’77 finanziava Radio Super Milano, poi aiutava il settimanale Il Sabato. Erano gli anni in cui decise di sostenere il Giornale di Montanelli.

Chiaro il suo intento: sostenere gli anticomunisti, già allora arroccati in difesa della libertà».
E Cl, nei confronti del Berlusconi politico?
«Comunicai io, al consiglio di presidenza di Cl, i propositi del Cavaliere. Molti erano sorpresi, qualcuno allibito. Poi, anche Cesana disse: “Dobbiamo seguirlo”».

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