!["Da Don Rodrigo ad Athos. La mia vita è un musical"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/14/1739518964-ajax-request.jpg?_=1739518964)
Sarà la sua fisicità da eroe (o anti-eroe) delle saghe romanzate, sarà la sua espressività marcata, nel volto e nella voce. Il fatto è che la carriera teatrale di Giò Di Tonno nel musical, o nell'opera popolare come ama definirla lui e i maestri per cui ha lavorato (uno su tutti: Riccardo Cocciante), ha sempre incrociato la strada della letteratura. Della grande letteratura, si deve aggiungere. Gobbo tragico e innamorato in «Notre Dame de Paris», Don Rodrigo ne «I Promessi Sposi», protagonista dai due volti in «Jekyll & Hyde», cattivo fiabesco nei panni di Capitan Uncino in «Peter Pan», l'attore e cantante abruzzese (di Pescara) si è caricato sulle ampie spalle autori come Hugo, Manzoni, Stevenson e Barrie. Da domani al 23 febbraio al Teatro Nazionale, Giò Di Tonno è al servizio di Alexandre Dumas, nella versione musical de «I Tre Moschettieri», adattata a teatro dal regista Giuliano Peparini, dall'autore dei testi Alessandro Di Zio e dallo stesso Di Tonno come compositore.
Protagonista e compositore: l'inizio di una nuova carriera?
«Il mio intento è quello. Vedere in scena un'opera con le musiche composte e arrangiate da me è una soddisfazione incredibile. Tanto che non mi sento quasi necessario come Athos: forse in futuro scriverò e basta. I Tre Moschettieri, poi, è un lavoro ispirato, non commissionato. Ha questa magia in più».
Da dove nasce l'idea de «I Tre Moschettieri»?
«Da molto tempo fa e da un luogo preciso: il palcoscenico. Nel 2010 durante le prove dei Promessi Sposi io, Vittorio Matteucci e Graziano Galatone duellavamo a scherma sotto l'occhio attento del Maestro d'Armi Renzo Musumeci Greco, che ci allenava. Fu lui a dirci: sembrate i Tre Moschettieri. Da lì scoccò in me la scintilla. Avevo dei brani nel cassetto e cominciai a pensarli come materiale per quest'opera pop».
Gli attori che ha citato sono anche i Moschettieri insieme a lei.
«Siamo tre veri amici, abbiamo lavorato molto assieme. La stessa storia di Dumas parla di amicizia, cameratismo, oltre che di amore, fedeltà, potere e complotti. Penso che il nostro legame in scena si percepisca, e vada a vantaggio dei nostri rispettivi Moschettieri. Io sono Athos, quello più paterno verso il giovane D'Artagnan, che è interpretato da Sea John, un giovane cantante italiano che ho scoperto per caso sui social e, in sei mesi di duro lavoro, abbiamo trasformato in un attore».
Tra i motori della storia c'è anche la perfida Milady: che tipo di donna è questo adattamento?
«Interpretata da Camilla Rinaldi, è l'affascinante manipolatrice immaginata da Dumas. Anche la sua malvagità avrà però una spiegazione. Certe volte è il destino che ci trasforma in villain».
Lei sembra abbonato a ruoli estremi: è un caso o una predestinazione?
«Non saprei dirlo. Certo i ruoli densi di significato e sfumature sono i più stimolanti. Amo avere questa responsabilità. Anche Capitan Uncino, che potrebbe apparire il più leggero e fumettistico, è un cattivo con un passato traumatico, è vittima di un'ossessione. Mi sono molto divertito a interpretarlo».
La storia di questo adattamento in musical parte dal contemporaneo, come mai questa scelta?
«Tutto parte da una fabbrica di scatoloni dove il tempo è scandito dalla monotonia di un lavoro di
routine. In questo luogo si intravede un libro dimenticato. Un lavoratore lo prende, lo apre e inizia la magia. Se c'è una morale di questo spettacolo è per i giovani: tornate ad aprire libri, tuffatevi nelle loro storie».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.