"Draghi alla Bce è una vittoria dell’Italia Ma su Bankitalia per ora niente è deciso"

Berlusconi incassa l’ok al governatore italiano: "Meglio di così non poteva andare. E' un riconoscimento del nostro ruolo in Europa e delle sue doti professionali" Per la successione in via Nazionale testa a testa Grilli-Saccomanni

"Draghi alla Bce è una vittoria dell’Italia  
Ma su Bankitalia per ora niente è deciso"

nostro inviato a Bruxelles

Alla fine, nonostante la maratona di giovedì sera e qualche frizione con la Francia, Silvio Berlusconi esce dalla due giorni di Bruxelles chiudendo definitivamente la pratica Bce. Con il Consiglio europeo che formalizza la nomina di Mario Draghi a presidente della Banca centrale europea anche grazie a Lorenzo Bini Smaghi che, dopo settimane di braccio di ferro non solo con l’Eliseo ma anche con Palazzo Chigi, si rende finalmente disponibile a lasciare «entro l’anno» il board dell’Eurotower (il suo posto è infatti destinato a un francese, altrimenti dopo il passaggio di consegne tra Jean Claude Trichet e Draghi Parigi resterebbe senza un rappresentante ai vertici della Bce). Un successo, spiega il premier, che è «un riconoscimento delle sue doti professionali» ma «anche del nostro governo e del nostro lavoro». Un risultato che «sottolinea il ruolo importante che abbiamo in Europa».

Un Berlusconi più che soddisfatto. Tanto dal dirlo a chiare lettere a sera, ormai rientrato a Roma, durante una visita ad una mostra di artisti contemporanei a Palazzo Venezia curata da Vittorio Sgarbi: «Meglio di così non poteva andare». E tanto dal tornare a tenere una conferenza stampa ufficiale a Bruxelles per la prima volta dal giugno del 2009, visto che erano quasi due anni che in occasione dei Consigli europei il Cavaliere si era sempre limitato a quello che gli addetti ai lavori chiamano ormai da tempo il «mucchione» (che consiste in un fugace incrocio con telecamere e giornalisti in entrata o in uscita dal palazzo di Justus Lipsius). E che il premier sia di buon umore lo si capisce soprattutto dalla risposta che dà sulla vicenda P4 e intercettazioni. Nonostante il fiume di conversazioni finite da giorni sui giornali, infatti, Berlusconi si guarda bene dall’attaccare la magistratura e si limita, con calma salomonica e forse anche un pizzico di rassegnazione, a dire che «non è civile un Paese in cui non c’è garanzia dell’inviolabilità di ciò che si dice al telefono» soprattutto quando vengono pubblicate sui giornali conversazioni che «non hanno alcun risvolto penale».

Il Cavaliere, dunque, si concentra soprattutto sulla questione Bce. Con l’investitura di Draghi che apre ovviamente la successione alla guida della Banca d’Italia. E, a differenza di quanto riportato da alcuni, da Bruxelles il premier tutto fa fuorché mettere in corsa Bini Smaghi per la poltrona più importante di via Nazionale. Dice, sollecitato per ben due volte dai cronisti, che certo «è qualificato per l’incarico» ma lungi da lui pensare che è uno dei candidati più adatti. Anzi. La partita, infatti, resta a due: da una parte il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli (sostenuto da Giulio Tremonti) e dall’altra il dg di Bankitalia Fabrizio Saccomanni (apprezzato non solo da Draghi, ma anche da Giorgio Napolitano). E, nonostante Grilli abbia accompagnato Berlusconi nella sue due giorni a Bruxelles, il secondo sembra restare in pole position. Anche, dice quale maligno, per evitere di mettere ai vertici della Banca d’Italia un uomo che faccia riferimento solo a Via XX settembre.

Ma a Bruxelles Berlusconi è venuto anche a ribadire all’Europa che l’intenzione dell’Italia è quella di attuare il piano di rientro del deficit entro il 2014. E nessun paragone con la Grecia è consentito, visto che secondo il premier non c’è alcun timore per gli «alert» lanciati da Moody’s. Anzi, sul punto il Cavaliere è piuttosto scettico, convinto che le montagne russe di ieri in Borsa siano dovuti soprattutto all’eccessivo e incontrollato allarmismo di «qualche agenzia di rating». Considerazione confermata in privato da Grilli. «Il dato delle borse - spiega al capo del governo in una pausa dei lavori - è il risultato inevitabile del fatto che Moody’s ha messo sotto osservazione alcune nostre banche».

Berlusconi parla anche della manovra di risanamento che aspetta l’Italia da qui a pochi giorni. E parla di un provvedimento che «riguarda l’immediato» e «la cui ci fra non sarà molto elevata». Tre miliardi di euro nel 2011 e 40 miliardi nel triennio 2012-2014. Parole, quelle del capo del governo, che sembra non siano affatto gradite al ministero dell’Economia visto che l’agenda dei numeri non corrisponde con quella più volte annunciata pubblicamente da Tremonti. A risolvere l’incomprensione, una nota di Palazzo Chigi: la manovra sarà «unica» ma «modulata su più anni».

E ancora: «Giovedì il Consiglio dei ministri varerà due provvedimenti. Il primo sarà un decreto legge per la manovra di finanza pubblica. Il secondo sarà il disegno di legge delega della riforma fiscale». Insomma, incomprensione risolta. Almeno per il momento.

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