(...) poiché girano per tutta la città - ci ha tenuto a sottolineare il questore - è proprio sulla strada, completamente sganciati dalle attività strettamente burocratiche, che riescono a percepire molti segnali importanti per le indagini cosiddette dintelligence: il loro modo dinvestigare è quello del contatto diretto con la microcriminalità, è fatto ancora di appostamenti e inseguimenti, di contatto con le fonti confidenziali e con la gente dei quartieri. Una dimensione che la Mobile aveva un po perduto per levoluzione della moderna tipologia delle indagini. Insomma - conclude Indolfi -, grazie al loro lavoro lopera di contrasto alla criminalità che la polizia riesce a fare a Milano è sempre più forte».
Dal quadro delineato dallUocd in questi mesi emerge una città con un ampio serbatoio di attività illecite e lo spaccio degli stupefacenti (soprattutto cocaina e hashish le sostanze sequestrate, ma anche, a proposito di poliuso, tutta la vasta gamma dei cannabinoidi) rappresenta sempre il settore più prolifico (646 gli arrestati) prima ancora dei cosiddetti reati predatori come le rapine, i furti aggravati e i borseggi (un totale di 87 persone finite in manette in 12 mesi).
Entrando nel dettaglio, la mappa dello spaccio vede come «primatista» la zona Ticinese (soprattutto larea intorno alle colonne di San Lorenzo) e la zona Garibaldi (in particolare tutto il territorio che gravita attorno alla stazione Centrale, ma anche quello di corso Como), seguite a ruota dalla zona Mecenate e da Porta Genova.
E sono i gambiani e i ghanesi ad aver sostituito i senegalesi (dediti, rispetto a qualche tempo fa, ad attività decisamente più organizzative dello spaccio al minuto) lungo le strade e accanto ai locali, a vendere la droga. Tra questi piccoli spacciatori, però, un «dignitosissimo» terzo posto lo occupano gli italiani (i marocchini sono secondi).
Tra gli episodi riguardanti gli arresti ce ne sono anche di molto curiosi. Come, ad esempio, quello di quattro ladri (tre algerini e un francese) che l11 marzo sono stati sorpresi a borseggiare i clienti della Fiera e, imbattendosi in portafogli vuoti, li rimettevano al loro posto. Singolare anche la vicenda del pizzaiolo italiano che, durante il lavoro in un ristorante di zona corso Como, spacciava hashish e cocaina agli avventori allinsaputa del titolare: è finito in manette il 3 ottobre scorso. Il 28 febbraio, poi, durante un servizio nel quartiere di Greco-Turro, gli agenti hanno sorpreso un bambino di 12 anni a spacciare per conto del padre colombiano di 43. Nella loro abitazione, dopo larresto delluomo, i poliziotti hanno sequestrato 90 grammi di cocaina.
Episodi stravaganti e numeri eccellenti sotto la voce «arresti» non bastano comunque a fermare lo spaccio, sempre dilagante in città anche per le pene troppo lievi, che permettono a piccoli e grandi spacciatori di tornare in libertà. «Solo il dieci per cento degli arrestati dagli investigatori della nostra sezione Unità operativa criminalità diffusa, però, sono recidivi. Quindi si tratta in realtà di una percentuale minima», fa notare Messina.
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