Droga, più medici di famiglia

Auspicata una più stretta collaborazione con i Centri pubblici che assistono sul territorio i tossicodipendenti

Cresce il popolo dei tossicodipendenti. Il rapporto «Insert», presentato nei giorni scorsi a Roma, contiene notizie preoccupanti. Il nemico numero uno è l’eroina: su cento italiani che hanno chiesto l’aiuto dei servizi pubblici, 72 facevano «uso primario» di eroina, 13 di cocaina e 10 di cannabis. Il rapporto «Insert» è stato realizzato da Cittadinanza attiva e dal Tribunale per i diritti del malato con la collaborazione di 63 Centri per il trattamento delle tossicodipendenze e di 302 medici di famiglia. Questi ultimi si sono dichiarati «scarsamente coinvolti» nel delicato percorso terapeutico dei tossicodipendenti. Hanno inoltre espresso la speranza di essere «integrati» in una nuova rete di servizi. Attualmente i Centri pubblici assistono 180mila tossicodipendenti. In realtà il numero di italiani che fa uso di droghe è quattro o cinque volte superiore e comprende molti «insospettabili». È difficile quantificare le sostanze stupefacenti assunte dai tossicodipendenti. I soli dati certi sono quelli delle droghe sequestrate. Un recente rapporto del ministero dell’Interno informa che nel 2006 sono stati posti sotto sequestro 4625 chili di cocaina, 1325 di eroina e ventimila di hashish. Le conseguenze sono talvolta mortali. La regione che guida questa macabra classifica è il Lazio; seguono Campania, Emilia-Romagna e Lombardia. Sempre nel 2006 i centri pubblici per le tossicodipendenze hanno curato, in Lombardia, ventiseimila persone (età media trent’anni). In questa regione, le morti attribuite agli stupefacenti sono state 40, 18 soltanto a Milano. A Roma, durante la presentazione del Rapporto Insert, la dottoressa Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanza attiva, ha proposto una nuova strategia basata su una stretta alleanza tra i medici di famiglia (che novanta volte su cento sono i primi a scoprire le «debolezze» dei pazienti) e i Centri pubblici. La proposta è stata accettata dal dottor Giacomo Milillo, segretario generale dei medici di famiglia, e da Alfio Lucchini a nome dei Centri di assistenza. Un esperimento-pilota, in corso a Pescara, sta dando buoni risultati.

Secondo l’on Cristina de Luca, sottosegretario alle Politiche sociali, bisogna estendere questa «alleanza» a tutte le regioni italiane. Sul piano terapeutico si stanno mettendo a punto nuovi farmaci che non consentendo un loro uso improprio, come avviene per il metadone, li renderanno utilizzabili anche negli ambulatori medici.

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