Due imputati in aula con i «body-guard»

Questa volta in aula sono arrivati scortati da due body-guard per evitare di essere aggrediti verbalmente e presi a sputi, come accaduto la scorsa udienza, dai genitori dei bambini della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio. L’autore tv Gianfranco Scancarello e la moglie, la maestra Patrizia Del Meglio, hanno preso la parola per cercare di convincere il gup Pierluigi Balestrieri che loro con i presunti abusi sessuali compiuti ai danni di 21 bambini della materna non hanno nulla a che fare. I due imputati si ritengono vittime di «una situazione irreale» e chiedono in aula: «Perché siamo qui?».
Sono praticamente dichiarazioni spontanee, le loro, visto che nessuno, tra pm e parti civili, ha voluto porgli alcuna domanda. Scancarello e moglie sono sotto accusa per una sfilza di reati gravissimi, dal sequestro di persona alla violenza sessuale aggravata, assieme ad altre tre persone, le maestre Marisa Pucci e Silvana Malagotti e la bidella Cristina Lunerti. Ieri hanno ricostruito il loro «incubo processuale» dalla mattina del 12 ottobre 2005, quando gli fu perquisita la casa, al giorno degli arresti, fino alla decisione della Cassazione di annullare i provvedimenti cautelari. «Non credo di dover illustrare le conseguenze dirompenti che quei provvedimenti hanno avuto sulla mia vita familiare e sociale - attacca l’autore tv - basti dire che l’insostenibilità della “situazione ambientale” rignanese ci ha convinti a trasferire la nostra residenza a Roma, che la Rai mi ha revocato ogni incarico professionale e che la nostra figlia più piccola ha subito uno choc psichico dal quale solo adesso comincia a riprendersi». Scancarello sostiene che durante l’incidente probatorio nel corso del quale sono state ascoltate le piccole vittime non sono emersi elementi concreti e questo perché, a suo dire, il coinvolgimento di sua moglie «non deriva da descrizioni e rappresentazioni puntuali effettuate dai bambini, ma da discutibili eleborazioni di quelle stesse dichiarazioni effettuate da alcuni genitori». L’imputato passa poi ad elencare il «profluvio di elementi favorevoli» rispetto alla sua posizione e a quella di sua moglie, come l’esito delle analisi dei Ris sulle impronte digitali rinvenute nella sua casa e sulle tracce di saliva trovate sui peluche sequestrati, gli esiti delle consulenze medico-legali disposte sui bambini e quelle sue computer, oltre alle dichiarazioni di vicini di casa e personale scolastico. La Del Meglio si difende sostenendo che il suo coinvolgimento nell’inchiesta potrebbe essere «un classico errore di persona» perché altra gente, dentro e fuori la scuola, si chiamava come lei. Assolutamente impossibile, a suo parere, «rimanere soli con i bambini o tanto meno uscire dall’istituto senza autorizzazione».

Argomentazioni che non convincono i genitori dei piccoli alunni: «L’udienza dimostra ancora una volta la necessità di arrivare al dibattimento», dicono, rimarcando come la Del Meglio parlando di un errore di persona «abbia spostato un po’ il tiro»: «Gli abusi prima erano inesistenti, ora si focalizza l’attenzione su altri».

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