Ancora non ci siamo. Le modeste modifiche introdotte nei testi preparatori della conferenza contro il razzismo che si apre lunedì a Ginevra (la cosiddetta Durban 2, dal nome della città sudafricana dove si tenne il primo appuntamento nel 2001 su mandato Onu) non soddisfano il governo italiano. Che, nei documenti messi a punto, rintraccia ancora parecchi elementi di antisemitismo e, ancora, è preoccupato dalle limitazioni alle libertà d’espressione che parecchi paesi arabi vorrebbero introdurre e che vieterebbero posizioni anti-islamiche.
«Ad oggi - ha fatto presente ieri mattina Franco Frattini, nel corso della conferenza stampa che ha chiuso la Conferenza sul disarmo nucleare (cui hanno preso parte l’ultimo presidente dell’Urss Gorbaciov e l’ex-sottosegretario alla Difesa Usa, Shultz) - non ci sono ancora le condizioni per cui l’Italia partecipi a Durban 2. Non esistono le condizioni per reimpegnarsi nel negoziato e dunque l’Italia manterrà un atteggiamento di disimpegno, così come finora hanno fatto anche gli Stati Uniti».
Il ministro degli Esteri, che sempre ieri mattina ha avuto contatti telefonici coi suoi colleghi di Gran Bretagna, Francia, Germania, Svezia, Olanda e Danimarca spiegando loro «i dubbi del nostro paese, innanzitutto in relazione al richiamo che tuttora si fa alle conclusioni di Durban 1», auspica che la Ue possa trovare una posizione unitaria sugli sviluppi dei lavori di Ginevra. Qualche settimana fa, su input olandese, i paesi europei hanno cercato di raggiungere una intesa, ma poi il dialogo si è sfilacciato, per cui alcuni intendono senz’altro esser presenti a Ginevra, altri (al pari dell’Italia, ma anche degli Stati Uniti, del Canada e dell’Australia) non sono invece ancora soddisfatti del lavoro messo a punto dalla commissione incaricata nel processo di revisione dei testi. Commissione che ha ultimato proprio ieri una tre giorni di lavoro per la stesura finale, in ambito di comitato preparatorio.
«Desideriamo una conferenza equilibrata e dunque continueremo fino all’ultimo a lavorare con gli altri colleghi europei per arrivare alle condizioni necessarie ad una più ampia partecipazione, ma per ora - è tornato a far presente Frattini - queste condizioni non ci sono». Pare difficile che nelle 48 ore che restano prima dell’apertura dei lavori ginevrini, la Us possa comporre le sue mini-fratture e che il documento messo a punto possa cambiare d’incanto. A preoccupare la Farnesina, ma anche i tedeschi, sono i paragrafi che si riferiscono alla questione israelo-palestinese in cui trapela fin troppo la condanna per l’operato del governo di Gerusalemme (accusato di essere razzista, di praticare l’apartheid e la tortura nonchè di essere «una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale»), nonchè - come accennato - i riferimenti che molti paesi arabi vogliono in tema di «diffamazione religiosa», attribuendo a questa lo stesso standard, da condannare e reprimere, del razzismo.
Si chiedeva un nuovo testo, rispetto a quelli ritenuti troppo estremisti maturati nel 2001 in Sudafrica. La risposta - a quanto riferito dalle nostre fonti diplomatiche - è stata piuttosto timida, tant’è che si riparte proprio dalle conclusioni di Durban. Cosa che ha convinto Frattini a decidere di chiamarsi fuori.
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