E dove i negozi restano aperti i sindacati proclamano lo sciopero

Oggi a Milano le saracinesche sono abbassate. Il sindaco Letizia Moratti, ha deciso di dar retta ai sindacati che hanno preteso la celebrazione della festa dei lavoratori, e di ascoltare i suggerimenti del Prefetto Gian Valerio Lombardi, che temeva disordini durante il corteo dei centri sociali, durante la manifestazione May Day Parade. Una scelta accolta cha ha fatto strofinare le mani agli esercenti della provincia dove dove in molti comuni guidati da sindaci del centrodestra è stata concessa la deroga alla chiusura. Ma diretta come un fulmine è arrivata l’ira dei sindacati. Cgil, Cisl e Uil di Monza e Brianza hanno subito indetto lo sciopero dei lavoratori del il settore commercio. La triplice in un comunicato congiunto parla addirittura di «uno sfregio alla Festa del Lavoro». «L’amministrazione comunale di Monza- fanno sapere, senza mezzi termini i vertici dei sindacati locali- ha assunto una decisione unilaterale su pressione dei commercianti. Non ci hanno neppure consultati perché avremmo voluto accantonare il consumo e mettere al primo posto il valore del lavoro». Ma senza lavorare: una contraddizione? Intanto hanno caldamente inviato gli iscritti ad incrociare le braccia e a non presentarsi in negozi e supermercati. Secondo la volontà dei sindacati, commessi e cassiere devono sfilare per celebrare il Primo maggio. Sull’altro versante i negozianti e i «giganti della distribuzione» che sperano in un flop di adesioni allo sciopero, aspettano a braccia aperte i consumatori in arrivo dalla metropoli. In prima fila c’è Monza, che dispone di una rete commerciale di tutto rispetto. Il sindaco Marco Mariani attende «lo struscio» per uno shopping in assoluta tranquillità. Tutta la zona del centro commerciale naturale è pedonalizzata. Niente auto, negozi aperti e, stando agli esperti, delle meteorologia anche bel tempo. «Comprendo le decisioni della collega Letizia Moratti, anche noi abbiamo avuto pressioni dai sindacati. In ogni caso – conferma il primo cittadino, leghista della primissima ora - penso che proprio in questo periodo contrassegnato dal calo dei consumi se i commercianti vogliono vendere e i clienti acquistare bisogna concedergli la libertà di poterlo fare. Certo qui fortunatamente non abbiamo lo spauracchio degli esagitati che frequentano i cosiddetti centri sociali. I compagni devono capire – punge con un po’ d’ironia Mariani – che non siamo in Russia...»” Al capo della giunta di Monza, gli fa eco il Giuseppe Meregalli, presidente dell’Unione Commercianti del nuovo capoluogo di provincia. «Mi spiace per i colleghi di Milano che, non potranno fare il loro lavoro per gli ostacoli posti dai sindacati e per i timori del comportamento incivile di pochi esagitati. In ogni caso – spiega Meregalli – adesso che è giunta notizia della chiusura dei negozi a Milano, saremo aperti in massa. Prevediamo l’ 80 – 90 per cento. Abbiamo sempre portato avanti strategie per incrementare i consumi e salvaguardare i posti di lavoro. Il settore mostra segni di ripresa. Bisogna insistere Senza indugi».

Stando all’assessore al commercio Paolo Gargantini: «Siamo andati incontro alle esigenze dei commercianti che proprio al sabato realizzano il 60/70 per cento degli incassi di tutta la settimana. Accogliere la loro richiesta era il minimo che potessimo fare».

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