E a Fiumicino è tornato il clima dell’11 settembre All’aeroporto controlli mai visti dal 2001. Molti voli con pesanti ritardi per le verifiche

All’aeroporto «Leonardo da Vinci» di Fiumicino, per l’arrivo di George W. Bush ieri sembrava di essere tornati ai tempi del dopo 11 settembre 2001, l’anno degli attentati di Al Qaida ai simboli del Potere Usa. Un clima di tensione così di sicuro non si respirava da anni, quando era sufficiente lasciare incustodito, anche per pochi secondi, un bagaglio per fare intervenire le squadre di artificieri, pronte ad analizzare il contenuto dell’oggetto sospetto tra il timore generale.
Per più di «qualcuno» ieri le misure di sicurezza straordinarie predisposte dal Viminale per la visita di Bush sono diventate una vera fonte di stress. Se nella capitale alcuni romani si sono visti bussare alle porte delle loro case alcune persone distinte, armate di fucili automatici (parliamo dei tiratori scelti), che hanno temporaneamente «occupato» i terrazzi delle loro case, questo per tenere meglio sott’occhio certe vie nelle quali transiterà il corteo presidenziale, nello scalo romano non è andata poi così bene. Chiedetelo, per fare solo un esempio, a tutte quelle centinaia di passeggeri che ieri sera sono stati penalizzati, perché costretti a salire in ritardo a bordo degli aeromobili, con punte anche di un’ora, a causa dei divieti di sorvolo ai voli commerciali imposti già da due ore prima dell’atterraggio dell’Air Force One e mezz’ora prima a tutti i voli di linea. Oppure a coloro che ieri mattina hanno affrontato file interminabili davanti ai varchi di sicurezza, prima di potersi imbarcare sui voli di linea, perché gli addetti andavano in fibrillazione per ogni oggetto o liquido «estraneo» sospetto riposti nelle valige a mano.
Peggio ancora è andata ad alcuni dipendenti aeroportuali che avevano terminato il loro turno di lavoro e dovevano tornarsene a casa. Ignari delle disposizioni straordinarie predisposte già 12 ore prima dell’arrivo del Presidente Usa, alcuni di loro avevano parcheggiato le vetture su alcuni stalli liberi, poco distanti dall’aeroporto. Parcheggi che nelle ore successive, essendo molto vicini al varco da cui doveva transitare il lungo corteo presidenziale, per motivi di sicurezza sono stati totalmente interdetti al traffico locale. Con l’inevitabile conseguenza che per alcuni di loro è diventata un’impresa ardua persino riuscire a tornare verso casa con la propria vettura dopo una lunga giornata di lavoro. Altri ancora, per non attendere inutilmente ore e ore nello scalo, hanno ripiegato su mezzi di fortuna o pubblici. Ma non senza qualche polemica.


«Non solo questa visita ci costerà fior di milioni di euro - commentava ieri una impiegata ai check-in - ma, d’accordo per la sicurezza generale e l’incolumità dello stesso presidente di una superpotenza mondiale, ma credo che dovrebbero essere rispettate di più le esigenze dei cittadini che troppo spesso vengono calpestate».

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