E Galan scrisse: «Voto Lega, nel 2010 lascio»

Era scritto, anzi lo aveva scritto, proprio lui, il titolare del «caso Veneto», il ribelle tre-volte governatore Galan. Bossi non fa che confermare («il candidato del centrodestra in Veneto sarà per forza leghista») quel che il presidente aveva già spiegato in un libro, forse dimenticato negli ultimi giorni, «Il Nordest sono io» (scritto con Paolo Possamai, ed. Marsilio, 2008). Il Veneto va alla Lega, assicura il Senatùr? Partita chiusa dopo il vertice di Arcore, il candidato del Pdl per il 2010 non sarà più Giancarlo Galan? Naturale, era già d’accordo proprio lui, Galan, a lasciare lo scettro ad altri, almeno un anno fa, prima che rivendicasse il diritto naturale alla ricandidatura e che prendesse a cucire trame con l’Udc, col Pd, con gli ultrà del «galanismo», minacciando liste civiche, secessioni, pandemoni.
Un’amnesia micidiale, forse, una tempesta in un bicchiere d’acqua lagunare, perché era scritto, lo aveva scritto, proprio lui: «State sereni, la mia stagione volge al termine e non intendo intestarmi un sultanato. Non sono un satrapo orientale e non mi interessa diventarlo. Bisognerà lavorare per identificare il mio successore, perché sarebbe la mia colpa più grande lasciare senza un erede».
Aveva anche l’identikit del suo successore, preferibilmente «uno dotato di attributi, coraggioso con capacità di vedere lontano, non troppo incline al compromesso e con adeguata cultura politico istituzionale». Aveva anche due o tre nomi pronti: «Ne conosco tanti, Fabio Gava (onorevole del Pdl, ndr) di sicuro, Renato Chisso (assessore regionale, ndr) anche. Ma sarebbe possibile pure pescare al di fuori di quelli che hanno condiviso con merito un’esperienza di governo durata 14 anni. Il presidente di Confindustria veneta Andrea Riello, per esempio, sarebbe una buona scelta. Ci ragioneremo. Abbiamo un paio d’anni per riflettere».
Avrà riflettuto troppo, il presidente, e qualcosa, molto, è cambiato nel frattempo quanto a simpatie, antipatie e successioni al trono. Per la verità la Lega non gli è mai andata troppo giù, a Galan. È sempre stato convinto di essere quello che scuote l’albero per far raccogliere i frutti a loro, i leghisti. Però c’è una bella differenza, tra prima e dopo. Adesso dice al Sole 24 Ore che la Lega «blocca lo sviluppo» perché «difende spesso spinte localistiche», e che se candidano uno di loro al posto suo è pronto «a correre da solo», ma prima? Pagina 45: «La Lega ha dimostrato buone capacità di governo e insieme abbiamo fatto un percorso importante». Anzi rivelava, sempre in quel libro-intervista, di essere stato leghista anche lui, prima che ci fosse Forza Italia: «Credo di aver votato per la Lega, mi piaceva perché poneva il tema del cambio delle regole del gioco, poteva portare a sovvertire una partita stanca e sempre uguale a se stessa da decenni. Portava una ventata di novità perché metteva in agenda questioni che nessuno aveva il coraggio di affrontare e però vere e fortissime». Il Nordest era già lui, ma con meno rancori.
Sì, ma poi, lasciare in cambio di cosa? Ecco, la presidenza dell’Enel, quella andava benissimo, oppure le Poste, ma anche una banca, una importante, si capisce. Lo solleticava anche l’idea di Sviluppo Italia, insomma una seggiola di peso perché è giusto, «alla mia età non sono mica decrepito e ho messo insieme esperienze che possono essere utilmente spese alla guida di tanti enti locali e nazionali», vergava nel libello.
Non lo amareggiava per nulla nemmeno la prospettiva di «fare l’agricoltore», immergersi nella sua villa settecentesca, magari a coltivare rose, sua grande passione.

E invece no, altro che agricoltura e botanica, pochi giorni fa era stato chiaro: «Tutti sarebbero contenti se io dicessi oh che bello mi offrono di fare il ministro, il presidente dell'Eni o dell'Enel, ma a me non interessa». Il Nordest era lui, il Nordest è lui. Ma stavolta, ahilui, toccherà ad altri.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica