E i negozianti scappano in ferie

E i negozianti scappano in ferie

Tra residenti e negozianti il tam tam è già cominciato e continuerà ancora per una settimana: sei anni dopo Genova si prepara ad accogliere di nuovo alcune migliaia di manifestanti per le commemorazioni legate al G8. E i quartieri nei quali da giovedì a sabato prossimi sfilerà il popolo no global trattengono il fiato. Soprattutto la Foce e San Martino dove qualche negoziante ha già deciso di abbassare le saracinesche almeno nella giornata di venerdì, quando il corteo partito dallo stadio Carlini arriverà in piazza Alimonda.
Altri sono ancora indecisi sul da farsi, ma il fastidio e le preoccupazioni per tre giorni di disagi emergono dai racconti di chi sei anni fa c’era e in qualche modo «ha già dato». Come il titolare del negozio di ferramenta di via Vernazza, che ricorda bene le scorribande dei centri sociali accampati allo stadio Carlini nell’estate 2001. «Quella volta sono venuti anche da me per chiedermi dei dischi del flessibile. Peccato che poi li abbiano usati come spranghe insieme alle biciclette che hanno rubato dal deposito dello stadio». Lo stesso impianto che ospiterà di nuovo i manifestanti con tende e sacchi a pelo durante le commemorazioni del G8. «E questa, oltre che una scelta infelice da parte del Comune, mi sembra una provocazione visto come hanno lasciato lo stadio sei anni fa». Il signor Zunino sta ancora meditando se chiudere i battenti per tre giorni di fila o «sfidare la sorte». Un fatto è sicuro: «il primo giorno lasciamo aperto, semmai qualche problema potrebbe sorgere l’indomani per il corteo che si muoverà dal Carlini. Se si comportano come l’altra volta saremo costretti ad abbassare le saracinesche e non sarebbe giusto visto che noi dobbiamo lavorare». Chi, invece, non si pone neppure il problema nel senso che ha già optato per una chiusura prolungata da giovedì a sabato è il proprietario del ristorante «La sacrestia». «Sei anni fa io non c’ero - racconta l’uomo - ma mi hanno raccontato quello che è successo. Preferisco chiudere piuttosto che fare i conti con certa gente». Al Bar Piazzetta sono meno drastici, ma non meno perplessi. «A noi risulta che i manifestanti non saranno più di 300 - 400, quindi non ci dovrebbero essere grossi problemi. Certo che se sfasciano tutto come l’altra volta, leviamo subito le tende». Al supermercato Basko di via Lagustena (razziato sei anni fa dai centri sociali) attendono disposizioni dalla sede centrale, «al limite potremmo decidere di chiudere i cancelli, ma non lo sappiamo ancora». Più cauti i negozianti di piazza Tommaseo e piazza Alimonda. Al bar Lino e alla Latteria Bavari promettono di tenere aperto, ma è palpabile l’insofferenza di qualche abitante. R.G.

punta il dito contro «gli ennesimi disagi che dovremo sopportare, dal traffico ai parcheggi, senza contare gli episodi di intemperanza che si potrebbero verificare questa volta dopo le rivelazioni sul comportamento della polizia alla Diaz». L’abate Timossi allarga le braccia: «Ormai non mi meraviglio più di nulla. Vengano pure i manifestanti anche se questa glorificazione del G8 non fa altro che rinvangare episodi dolorosi».

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