E nella cascina bunker spuntano i volantini

L’abitazione della famiglia di Saadallah Ganouni è un appartamentino su due piani in una corte, in via Primo Maggio, a Ceriano Laghetto, uno dei primi comuni brianzoli che confinano con la provincia di Milano. La casa del folle di origine tunisina che ieri mattina ha tentato di entrare nel terminal 1 dell’aeroporto di Malpensa con un Suv rubato sul quale viaggiavano anche la moglie e i tre figli, è modesta, ma è soprattutto all’interno che si trova in stato di completo degrado. «Certo non sembra la dimora dove fino a stamattina (ieri per chi legge, ndr) abitava una famiglia di cinque persone, marito, moglie e dei bambini piccoli» spiegano gli uomini della polizia Scientifica che ieri hanno esaminato la casa. E che dentro hanno trovato un computer bruciato e gettato nel caminetto. E tanti volantini stampati e fogli scritti a mano, perlopiù in lingua araba ma anche in italiano, che recitano l’odio contro un occidente ostile agli immigrati e contro un governo, quello italiano, indifferente alla causa tunisina.
«In realtà, anche se era un tipo un po’ difficile - io l’ho pure querelato quando mi ha offeso prendendomi senza motivi a parolacce - non avrei immaginato che quel tunisino sarebbe potuto arrivare a tanto...» riflette un vicino di casa del tunisino che, insieme alla moglie, non ha intrattenuto esattamente buoni rapporti con la famiglia Ganouni.
Insieme alla moglie Patrizia M., una 32enne, alle due figliolette di 8 e 5 anni e al piccolo di poco più di un anno, il tunisino viveva in via Primo Maggio da circa tre anni. La donna, di origini calabresi ma che prima di sposarsi era residente con la famiglia a Limbiate, si era convertita all’Islam e portava il velo sul capo. I primi anni del loro matrimonio la coppia li aveva passati in un appartamento di Binzago, proprio a due passi da Limbiate dove la donna lavorava come impiegata in una ditta di divani, mentre il marito faceva l’operaio in una fabbrica. Poi, qualche anno fa, il trasloco e, subito dopo, Patrizia finisce in cassa integrazione. L’unico a lavorare in famiglia resta Saadallah. Fino a qualche giorno fa quando anche lui viene licenziato.
«Ma non si lamentavano - spiegano ancora i vicini -. Tra loro andavano d’accordo, erano molto ostili solo con gli altri residenti della corte. Lui era davvero tanto geloso della moglie. A volte vagheggiavano di vendere questa casa e di tornare a Tunisi: lui sosteneva di avere un appartamento accanto all’università. Ma non sembrava un fatto concreto».
L’immigrato intanto è stato sottoposto al narcotest per vedere se aveva assunto alcol o droghe e domani affronterà l’interrogatorio di garanzia. Il magistrato Roberto Pirro Balotto, che inizialmente aveva escluso completamente il movente terroristico, dopo il ritrovamento dei volantini - rinvenuti in casa del tunisino, ma anche a bordo della sua vettura, parcheggiata davanti a casa, e del Suv rubato e utilizzato a Malpensa - ora non è più così sicuro.

Qualche polemica infine sui sistemi di saicurezza dello scalo. Per i vicesindaco di Milano riccordo De Corato «vanno rivisti», per l’assessore ai Traporti Raffaele Cattaneo invece «l’apparato di sicurezza è stato molto efficace».

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