Milano - Dieci anni fa in piazza Alimonda a Genova moriva Carlo Giuliani. Nel giro di poco tempo il 23enne no global divenne il simbolo dell'escalation di disordini e di violenza avvenuti nel capoluogo ligure tra il 19 e il 21 luglio 2001, mentre i capi di governo dei Paesi industrializzati erano riuniti in occasione del G8. Il giovane morì alle 17.27 di quel venerdì pomeriggio di luglio, colpito da un proiettile sparato da Mario Palcanica, un carabiniere allora 21enne che si trovava all'interno del defender preso d'assalto dai manifestanti in piazza Alimonda. Il militare agì per legittima difesa: il proiettile fu sparato verso l'alto e non ad altezza uomo, ma rimbalzò poi su un sasso scagliato da un altro manifestante e colpì Giuliani allo zigomo. Ma per il sindaco di Milano Giuliano Pisapia (a suo tempo legale della famiglia Giuliani) non solo la verità non è ancora emersa, ma il no global che stava assaltando le forze dell'ordine brandendo un estintore diventa "un ragazzo che sognava un futuro migliore per il nostro Paese e per il mondo, cui sentiva di appartenere e che desiderava più giusto, più libero, più democratico".
Non è piaciuto alla rete il ricordo tratteggiato ieri dal neosindaco di Milano. "Nel decimo anniversario dell’uccisione di Carlo sono vicino ai suoi genitori, Heidi e Giuliano - ha detto Pisapia - a loro è stato sempre negato il diritto a un pubblico dibattimento, l’unico che avrebbe potuto fare piena luce sulla dinamica di quei tragici avvenimenti che resteranno per sempre dolorosamente impressi nella nostra memoria e nella storia d’Italia". Nel ricordare Giuliani Pisapia parla di un eroe, di un ragazzo che vuole cambiare il mondo, di un rivoluzionario democratico. Quel che non dice è che Giuliani voleva cambiare il mondo col voto coperto dal passamontagna ebrandendo un estintore che avrebbe gettato contro un agente. Tanto che la vicenda è passata in tutti i gradi di giudizio italiani e pure alla Corte di Strasburgo. La sentenza è sempre stata la stessa: la morte di Giuliani è riconducibile a legittima difesa.Per questo, il popolo della rete si è rivoltato contro Pisapia invitandolo ad evitare di trasformare Giuliani in un eroe.
"Non sono per nulla convinto, al contrario di Pisapia, che i valori di libertà, giustizia e democrazia possano essere impersonificati dalla figura di Giuliani, responsabile di una aggressione a volto coperto ai danni delle forze dell’ordine - tuona il consigliere regionale della Lega, Massimiliano Orsatti - per nostra fortuna vi sono tanti giovani e tanti milanesi che sperano nei valori citati da Pisapia senza utilizzare metodi violenti contro polizia e carabinieri, come i black bloc visti in azione durante il G8 genovese o recentemente in Val di Susa".
Dai tragici fatti del 2001 le polemiche non si sono ancora placate. In molti vorrebbero ribaltare, al fianco della famiglia Giuliani, la verità emersa durante il processo. La ferita rimane aperta. Lo dimostra la bagarre emersa dalle parole del sindaco di Milano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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