E la signora milanese si avvolge nella pelliccia

Il freddo di quest’anno ha convinto a indossarla anche le più restie. Quelle di Lidia Cardinale, ieri, sono state applaudite da tremila persone

Paola Bulbarelli

Qualche volta puzzano un po’ di naftalina: sono rimaste nell’armadio così tanto tempo che quasi le avevamo scordate. Invece, con il freddo di quest’inverno, un freddo polare e soprattutto lungo, sono ricomparse alla grande, rivalutate quale l’unico capo che potesse dar tepore. Le pellicce, verso cui tutte le donne hanno una sorta di amore-odio, sono tornate senza avere la minima intenzione di abbandonare la scena.
Gli stilisti, a dire il vero, ci provano da non poco tempo a rimetterle in circolazione, sforzandosi in tutti i modi di ridare loro lustro e, in particolare, di farle diventare un pezzo immancabile del guardaroba femminile. Solo così si può sperare in una rivalutazione. Ma tant’è, l’operazione non si è rivelata facile e rimetterle sulla piazza come una volta è diventato un compito assai arduo. Una volta avere il visone voleva dire avere raggiunto l’apice. Ora, da quando il visone se lo mettono pure «le cameriere», non interessa più a nessuna e le «sciure» milanesi hanno optato per il piumino. «Ci eravamo allontanate dalle pellicce – conferma Lidia Cardinale, la stilista che ha inaugurato la passerelle delle sfilate in Galleria all’Ottagono - ci sembrava di cattivo gusto indossare un capo troppo legato alla vita degli animali. E in effetti, per le pellicce si è rischiato di estinguere certe specie. Penso in particolare ai felini. Ma ora gli animali sono tutti da allevamento e le tecniche sempre più sofisticate». Difatti, davanti a più di tremila persone (a testimoniare che quando la moda scende per strada il successo è assicurato), la Cardinale oltre alla sua collezione di pregiatissima fattura, con tailleur gessati e abiti da gran sera, ha presentato una serie di pellicce davvero importanti. Giacchini di zibellino, cappottini smilzi di persiano, bomber di visone, redingote di astrakan. «Queste della Cardinale le trovo bellissime – dice Anna Maria Gualtieri - moderne e portabili. E comunque le pellicce mi sono sempre piaciute. In particolare il visone in tutte le salse, chiaro, scuro, lungo, corto». Ma c’è chi va oltre. «Meno male che gli animalisti si sono calmati - incalza la neo nonna Daniela Iavarone, presidente degli Amici della Lirica -. Ma come fa una donna a vivere senza pelliccia? Diventa subito più bella e poi è stato il primo abito della donna. Perfetto è il persiano anche per andare al supermercato invece per la prima della Scala ci vuole lo zibellino».
Certo una pelliccia di zibellino per le più, resta un sogno. «Questo è vero – spiega la manager Donatella Novellone - personalmente però, sceglierei un trench di visone lungo con cintura e un giacchino corto per la sera». Non pensa al fatto estetico ma alla praticità l’imprenditrice Rosanna Acunzo. «Mi piace, non lo nego. Ma in particolare perché tiene caldo. Preferisco peli non da ostentare».

Sono combattute Patrizia Romani e Giovanna La Macchia. «In via generale sono contraria perché amo troppo gli animali – dice la moglie dell’onorevole Paolo - è senz’altro il capo più caldo che ci possa essere. Ma se ne può fare anche a meno».

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