E per tre giorni i wikipediani invadono Milano

Giorni di riflessione e di incontro tra mondi vicini e lontani a Milano. Se infatti al Palazzo delle Stelline si è chiuso ieri il convegno «I diritti della biblioteca. Accesso alla conoscenza, proprietà intellettuale e nuovi servizi», è in calendario domani dalle 14, al Negozio Civico di largo Corsia dei Servi 11, l'assemblea nazionale dall'Associazione Wikimedia Italia.
Estremi che si toccano: da una parte la trasmissione del sapere in maniera organizzata, verticale, in luoghi fisici precisi; dall'altra il raduno di coloro (i wikipediani) che contribuiscono alla famosa enciclopedia online Wikipedia in maniera libera, orizzontale, nelle piazze virtuali della Rete.
Opposti che si incrociano, visto che in comune hanno lo scopo: conservare, trasmettere, diffondere il sapere. Spesso però biblioteca e online incrociano anche le lame: Wikipedia e i suoi fratelli sono figli del Web 2.0, «il luogo dello scambio, della circolazione, dell'informazione, della condivisione, della collaborazione e il cui scopo è la creazione di un'architettura partecipativa nella quale ognuno mette in rete un’idea, affinché qualcun altro la prenda e la rielabori» come spiegava al convegno milanese Rossana Moriello, coordinatore della Commissione nazionale Università e ricerca.
«Tuttavia nel Web 2.0 - sottolineava nella stessa sede Antonella De Robbio, dell'Università di Padova - si modifica il rapporto costruito nel tempo tra biblioteca e utente, si sviluppano nuove forme di fruizione, ma soprattutto si generano nuove forme di comunicazione entro architetture fondate su tecnologie che permettono alle informazioni di diventare indipendenti da chi le produce.

A chi appartiene un contenuto condiviso e commentato? È interamente di proprietà di chi lo ha scritto o è un'opera attribuibile sia al creatore sia ai successivi commentatori?
Se le biblioteche diffondono il sapere e lo tutelano forti della “legge della tre C“ (Copyright, Contratto e Controllo sulle azioni svolte dall'utente nell'ambito di quanto consentito dal contratto o dalla licenza: stampare, salvare, copiare e così via), il sistema del “controllo“ tipico del modello di proprietà intellettuale, per quanto riguarda copyright o diritto d'autore, è messo seriamente in crisi dalle tecnologie digitali» sottolineava la De Robbio.
Con l'auspicio che la crisi possa essere creativa e fonte di nuovi ibridi tra vecchio e nuovo.

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