Ecco come avrebbe vinto il Polo col Mattarellum

Con il sistema elettorale precedente il Polo avrebbe oggi 320 deputati e 166 senatori. Fontana: «Nel 2001 neppure con questa coalizione il centrosinistra ce l’avrebbe fatta»

Massimiliano Lussana

La domanda è ormai un classico. Chi avrebbe vinto con la vecchia legge elettorale, il famigerato Mattarellum?
La risposta è altrettanto un classico. Non si sa. Nel senso che è difficile, per non dire impossibile, parametrare i risultati elettorali del 2006 sulla legge elettorale in vigore fino alle consultazioni del 2001. Da un lato, perché un conto è votare i partiti, dando valore ad ogni singolo voto come permette il proporzionale; un altro è scegliere fra candidati contrapposti nei collegi, sapendo però in partenza che ci sono figli di un dio dei collegi minore: in alcune zone una coalizione non avrebbe vinto nemmeno candidando un premio Nobel contro il cane del ras locale dell’altra coalizione. E questo discorso è esattamente speculare, vale per il centrodestra, come per il centrosinistra.
Eppure, in qualche modo, abbiamo provato comunque a dare una risposta alla domanda delle domande: chi avrebbe vinto? In qualche modo, per l’appunto. I modi sono almeno tre: il primo è quello di fare la somma dei voti dei singoli seggi e riportarli sui vecchi collegi. È un lavoraccio che gli uffici studi di Camera, Senato e dei partiti hanno già messo in cantiere, ma - complice il fatto che i dati non sono validi finché non vengono certificati dagli uffici elettorali centrali - ci vorrà almeno un mese e mezzo prima di vederne i risultati. Chi ci sta lavorando, comunque, assicura che almeno una Camera sarebbe appannaggio della Casa delle libertà e anche l’altra sarebbe sul filo.
In attesa di questo studio, il sito internet «www.lavoce.info» ha affidato a Francesco Billari una simulazione dell’esito delle politiche del 2006 con le regole del 2001, dal quale emerge che la Casa delle libertà avrebbe vinto in entrambe le Camere. Correttezza metodologica imporrebbe che vi spiegassimo che «per la Camera è stato utilizzato un modello di regressione lineare del tipo Y(i)=a+bX(i)+residuo(i) dove Y è la quota di seggi conquistata dalla Cdl nella circoscrizione i-esima, e X(i) è la differenza tra i voti della coalizione di centrosinistra e quelli del centrodestra...». Se siete sopravvissuti, vi risparmiamo le stime ai minimi quadrati della regressione, così come i parametri per il Senato, e passiamo direttamente ai risultati secondo «www.lavoce.info». In entrambi i casi - questo è più semplice da capire - senza tenere conto dei risultati di Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e italiani all’estero che, come sappiamo, sposterebbero l’esito del voto verso il centrosinistra. Aprendo di fatto gli scenari a una nuova sostanziale parità.
Senza considerare questi dati, difficilmente trasferibili sulla simulazione, alla Camera avrebbe vinto la Casa delle libertà con 320 seggi su 630, 245 dei quali conquistati con il maggioritario e 75 con il proporzionale, mentre oggi ne ha ottenuti 277. Al Senato, invece, il centrodestra avrebbe 166 seggi (129 maggioritari e 37 proporzionali) su 315, contro i 153 ottenuti attualmente. Fuori dai conti, ovvio, i sette senatori a vita. Il miglior risultato della Casa delle libertà sarebbe spiegato dagli straordinari risultati ottenuti in alcune Regioni, prime fra tutte Lombardia, Veneto e Sicilia, che hanno pagato meno in termini di seggi con le correzioni proporzionali rispetto a quello che avrebbero fruttato con il maggioritario.
La terza simulazione, invece, è frutto dei conteggi del deputato azzurro Gregorio Fontana. Che è un tipo che mangia pane e leggi elettorali e beve acqua e cavilli e i suoi conti sono molto significativi per capire la ratio delle attuali norme elettorali. Fontana ha preso in considerazione i dati del 2001, ma aggiungendo questa volta i dati di Rifondazione e dell’Italia dei Valori - che nel 2001 correvano da sole - a quelli dell’Ulivo. In pratica, si tratta dei dati del 2001 montati sulle coalizioni del 2006. Lettura azzardata, ma politicamente perfetta, visto che la differenza fra il 2001 e il 2006 è stata proprio nel fatto che tutte le forze di centrosinistra hanno corso insieme. E Fontana è stato addirittura clemente, visto che ha sterilizzato i voti dei radicali, oltre ovviamente a quelli di Democrazia Europea che non esiste più.
Ne viene fuori una Camera con 317 seggi al centrodestra, 312 all’Unione e uno ad altri, con cinque voti di scarto a favore della Casa (che nel 2001 aveva uno scarto a proprio favore di 106). Al Senato, invece, dove il centrodestra nel 2001 aveva 41 seggi di vantaggio, il centrosinistra allargato (Ulivo+Rifondazione+Svp+Italia dei Valori) avrebbe 29 seggi di vantaggio: 170 a 141. «E questo dimostra che, in sé, nessuna legge elettorale garantisce la governabilità a priori - assicura Fontana -. Lo dico al centrosinistra che ora firma continui elogi del Mattarellum.

Anzi, la legge attuale sarebbe perfetta in tandem con la riforma costituzionale: premio di maggioranza alla Camera e non al Senato che, invece, si dovrebbe occupare solo di pochi temi specifici».
Insomma, pensare che la legge elettorale da sola, qualsiasi legge elettorale, risolva i problemi è roba da matti. Anzi, roba da Mattarellum.

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